Violenta e mette incinta la figlia di 16 anni. Lei ai giudici: «Liberatelo, io lo amo»

12 Marzo 2019 - 10:11

Violenta e mette incinta la figlia di 16 anni. Lei ai giudici: «Liberatelo, io lo amo»

Violenta e mette incinta la figlia di 16 anni. Lei ai giudici: «Liberatelo, io lo amo»

Un colpo di scena assurdo, incomprensibile da un punto di vista sociale, durante un processo per stupro in Argentina. Un 32enne, Osvaldo Matías Martínez, è in carcere per aver violentato la figlia della sua compagna, una ragazzina di sedici anni rimasta incinta a causa degli abusi dell’uomo. Il gesto inaspettato della giovane ha sorpreso tutti, o meglio scioccato tutti. Un gesto, una richiesta che ha spiazzato tutti: giudici, famiglia e legali delle parti coinvolte.

La ragazzina, il cui nome non è stato diffuso perché minore di età, chiede che il patrigno esca dal carcere. E ha affidato alla madre l’incarico di consegnare al magistrato titiolare dell’inchiesta un messaggio preciso. Vuole che l’uomo sia rimesso in libertà perché innamorata di lui.

Dopo mesi di latitanza, Martínez si è consegnato alla giustizia venerdì 1 marzo presentandosi al commissariato di polizia di Gualeguaychú, località della provincia di Entre Ríos, ‘capitale’ del carnevale del paese. Presentandosi alla polizia, l’uomo ha dichiarato di avere avviato una relazione con la adolescente, dopo aver terminato quella con la madre della stessa ragazza con la quale, dice, i rapporti erano consenzienti. Parole che non sono bastate a evitargli la custodia cautelare della durata di 90 giorni. Ma qualcosa ora potrebbe cambiare.

La ragazza è al settimo mese di gravidanza. Inizialmente lei aveva dichiarato di subire abusi da parte del patrigno “da quando ero piccola”. Le nuove dichiarazioni potrebbero far cambiare le cose giacché gli inquirenti dovranno verificare se effettivamente si trattava di relazione consenziente o quanto è emerso è frutto di manipolazione della presunta vittima. Se, in altri termini, ci sono state pressioni affinché facesse quella dichiarazione così dirompente.

I test del Dna sul figlio che nascerà tra due mesi saranno la chiave: sarà cioè verificato se effettivamente è figlio del patrigno. Nel frattempo, l’uomo resta in carcere con la pesante accusa di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima e dal quadro familiare in cui è avvenuta. (Caffeina)