Prigioniero ucraino castrato da un soldato russo: il video fa il giro del Web

29 Luglio 2022 - 10:45

Prigioniero ucraino castrato da un soldato russo: il video fa il giro del Web

Sui canali Telegram filorussi ha iniziato a circolare un filmato piuttosto brutale. Un militare ucraino è stato torturato e castrato da un soldato russo. Il prigioniero indossa una tuta mimetica, tipica delle forze armate di Kiev. Egli giace sul pavimento con le mani legate dietro alla schiena, mentre un uomo in uniforme russa, con addosso la lettera Z, gli taglia i vestiti e lo castra con un taglierino.
Non si conosce la data di questo filmato, e la sua veridicità è ancora da discutere. Tuttavia, il soldato russo, che indossa anche un tipico cappello con le frange, pare che sia lo stesso apparso il mese scorso in una trasmissione dal media russo RT. Egli camminava intorno all’impianto chimico di Azot, nella città di Severodonetsk, portando con sé un fucile da cecchino Dragunov.
Secondo quanto dichiarato in un post pubblicato sul canale Telegram RIA Novosti, l’uomo farebbe parte del battaglione ceceno “Akhmat” dell’esercito russo.
Video di questo tipo, secondo Amnesty International, sono “prove inconfutabili di crimini di guerra da parte dei russi”. Ciononostante, Vladimir Putin e il suo governo hanno sempre negato l’avvenimento di tali crimini. Tra questi, si includono gli attacchi aerei illegali sulla città Borodyanka e le esecuzioni di massa a Bucha, Andriivka, Zdvyzhivka e Vorzel.
La segretaria generale di Amnesty, Agnès Callamard, afferma: “Il modello di crimini commessi dalle forze russe che abbiamo documentato include sia attacchi illegali sia l’uccisione volontarie di civili. Abbiamo incontrato famiglie i cui cari sono stati uccisi in attacchi orribili e le cui vite sono cambiate per sempre a causa dell’invasione russa”. L’organizzazione ha affermato di sostenere le richieste di giustizia delle famiglie colpite dalla guerra “e invitiamo le autorità ucraine, la Corte penale internazionale e altri a garantire la conservazione delle prove che potrebbero supportare futuri procedimenti penali per crimini di guerra”.