Nuovo Dpcm, Zangrillo: «Ha vinto chi voleva terrorizzare»

26 Ottobre 2020 - 18:10

Nuovo Dpcm, Zangrillo: «Ha vinto chi voleva terrorizzare»

“Non dobbiamo aver paura perché, come detto più volte, non dobbiamo confondere il positivo al coronavirus con il contagiato potenzialmente infettante e soprattutto ammalato”. Così Alberto Zangrillo, Prorettore dell’Università San Raffaele di Milano, in un intervista al Tg5 ritwittata sul suo profilo Twitter. Secondo il medico “è difficile dire le cose in modo giusto ed essere creduti perché ho paura che in questo momento abbia vinto chi ha avuto come obiettivo quello di terrorizzare e spaventare”.

“Le persone – spiega – sono sconcertate, terrorizzate e spaventate. Hanno mal interpretato il concetto di tampone per cui c’è una corsa ad eseguire il tampone come se fosse una misura terapeutica. In realtà adesso il problema sono i pronto soccorso, abbiamo fiumane di persone che arrivano al ps e non riusciamo a controllarle. Di queste il 40% potrebbero stare tranquillamente a casa se assistite, se rincuorate, se informate”.

Da qui il consiglio di “mantenere tutti i nervi saldi, cercare di non comportarci in maniera irrazionale”. “Noi clinici – dice – dobbiamo abituarci a un uso appropriato delle risorse e mettere in terapia intensiva chi ne ha veramente bisogno. Non sono sicuro che accada”.

Quanto alle nuove misure allo studio per contenere la diffusione del virus, Zangrillo si dice “fiducioso nella cabina di regia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e confido nel fatto che vengano date delle risposte efficaci, tenendo conto che c’è un clima di terrorismo che è assolutamente immotivato e molto pericoloso”.

Oltre 5 milioni di italiani, ovvero il 10% della popolazione, sono entrati in contatto con Sars-Cov-2: uno su 10, in pratica, ha ‘incontrato’ il nuovo coronavirus. Molti di più, rispetto alle stime ufficiali. Il dato emerge da uno studio pubblicato sulla rivista ‘Science of the Total Environment’ e condotto da Giuseppe Arbia, del Dipartimento di scienze statistiche della Facoltà di economia, Università Cattolica, campus di Roma, in collaborazione con Francesca Bassi, dell’università di Padova, e Piero Demetrio Falorsi dell’Istat.

Lo studio: Un italiano su 10 potrebbe essere stato contagiato

Secondo lo studio, cambierebbe anche l’età mediana dei contagiati, che salirebbe a 46 anni contro la stima di 41 anni, il dato del ministero della Salute calcolato sulla analisi dei tamponi effettuati.

Con i dati attualmente a disposizione, spiega Arbia, non è possibile avere una stima precisa del numero di persone entrate finora in contatto con Sars-Cov-2 e, dunque, della letalità del virus, che si calcola facendo il rapporto tra il numero di decessi e il numero di persone contagiate. Considerando infatti i criteri con cui vengono effettuati i tamponi, risultano sovra-rappresentate le persone infette e con sintomi e, di contro, sottorappresentati gli asintomatici e i paucisintomatici.

“In questo lavoro – prosegue – abbiamo tentato di ovviare a questa distorsione proponendo un modello statistico attraverso cui i dati ufficiali vengono ‘pesati’, sulla base della struttura per sesso ed età della popolazione italiana. In altre parole, ad esempio, dato che gli individui più giovani rientrano raramente nei dati ufficiali in quanto più spesso asintomatici, nel nostro modello vengono pesati maggiormente”.

Il risultato “è una stima delle persone entrate in contatto col virus di molto superiore ai dati ufficiali e pari a circa 5.263.000, un po’ meno del 10% della popolazione, contro una stima di 381.602 ottenuta con i dati ufficiali della Protezione civile, e 1.482.000 emersa dall’indagine sierologica condotta dall’Istat”, sottolinea Arbia. Un dato “in linea con le stime dell’Imperial College di Londra e con quelle diffuse da Mike Ryan dell’Organizzazione mondiale della sanità, che convergono nell’affermare che i contagiati sarebbero, appunto, il 10% circa della popolazione mondiale”.

Fonte: IlRoma.net