Il virologo Pregliasco: «Dobbiamo isolare i focolai, solo così evitiamo un disastro»

27 Giugno 2020 - 12:50

Il virologo Pregliasco: «Dobbiamo isolare i focolai, solo così evitiamo un disastro»

Il virologo Pregliasco: «Dobbiamo isolare i focolai, solo così evitiamo un disastro»
Pregliasco: «Isoliamo i focolai, così evitiamo un disastro». Secondo gli ultimi dati sono 11 i focolai di Coronavirus attualmente attivi in Italia. «Non sono una passeggiata. Se facciamo fronte a queste situazioni in modo tempestivo, sono ottimista. Eviteremo una seconda ondata in autunno».

«Così evitiamo un disastro»

Così in un’intervista al Giornale il virologo Fabrizio Pregliasco. «Ogni Servizio sanitario regionale deve funzionare in modo efficiente e proattivo. Bisogna andare a cercare le situazioni di pericolo e fare indagini epidemiologiche».

«Senza eccedere nel liberi tutti o nella fobia, si deve fare un’applicazione sistematica e di buon senso di mascherine e distanziamento. E non perdiamo l’abitudine di stare un po’ lontani dagli sconosciuti».

Focolai e contagiati asintomatici? «C’è una possibile e residua capacità di contagio. E per loro va mantenuta la quarantena fino a che il tampone non diventa negativo. Dobbiamo isolarli, non possiamo dire che siccome sono asintomatici li possiamo liberare».

«Molti positivi non hanno alcun sintomo. E com’è accaduto in questi focolai, se non li avessero identificati, sarebbero ancora in giro a infettare sotto traccia. Persino nel mio ospedale abbiamo scoperto una signora positiva che è stata sottoposta a tampone prima del ricovero. Se non rileviamo questi casi potrebbe succedere un nuovo disastro».

Tra gli asintomatici, dice ancora il virologo, «i più pericolosi sono quelli che non hanno sintomi ma stanno incubando la malattia. E sono i più inquietanti perché sono sicuramente infettivi».

I debolmente positivi?

«Alcuni studi ci dicono che non sono più contagiosi, anche se il tampone è positivo, ma ci sono anche lì delle eccezioni. Inoltre, l’Oms ci dice che dopo circa 13 giorni dalla malattia non si dovrebbe essere più infettivi. Può darsi. Ma, in attesa di altre conferme, dobbiamo essere il più possibile protettivi».
Fonte: Leggo.it