Il virologo: «La seconda ondata sarà peggio della prima»

2 Novembre 2020 - 16:30

Il virologo: «La seconda ondata sarà peggio della prima»

“In questo momento davvero c’è una diffusione” del coronavirus Sars-CoV-2 “non dico omogenea, ma davvero molto ampia e peggiore della prima volta. Lo vedo nel contesto in cui vivo e lavoro, tra i familiari e gli amici: la probabilità di cadere nell’infezione è generalizzata”. Così il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, intervenendo ad ‘Agorà’ su Rai 3, fa il punto sull’epidemia di Covid-19 in alcune aree d’Italia e nello specifico in quella milanese.

“L’elemento particolare è la pervasività di questo virus”

“L’elemento particolare è la pervasività di questo virus”, ammonisce l’esperto, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano: “E’ facilissimo acquisirlo, magari sul lavoro, in un contesto comunitario, ma poi l’arrivo è a casa”. Avverte Pregliasco che “la famiglia diventa un elemento moltiplicatore, proprio perché si abbassano per forza di cose le difese. Invece bisogna stare molto attenti – raccomanda – a fronte della presenza di soggetti asintomatici”.

“Lockdown per una settimana al mese”: la proposta dell’immunologa Viola

“Una settimana di lockdown al mese”. E’ la proposta lanciata dall’immunologa dell’università di Padova Antonella Viola, che invece è scettica sulla serrata nazionale: “No a un lockdown generale, bisognerebbe intervenire sui singoli territori. Stiamo un po’ andando nel panico, non ha senso fare un Dpcm a settimana – ribadisce la scienziata ai microfoni di ’24Mattino’ su Radio24 – Con la mia proposta, di programmare un lockdown di una settimana al mese, ci si può organizzare anche per chi lavora e questo elimina l’ansia da Dpcm”.

Sull’ipotesi di isolare a casa gli over 70, l’esperta avverte che “questa cosa non ha davvero senso. Oggi al pronto soccorso arrivano pazienti di ogni fascia d’età – rileva – Non possiamo far circolare liberamente il virus negli altri e tenere chiusi chi ha più di 70 anni”.

Quanto a chiudere le attività commerciali prima delle 18, “fa solo accalcare le persone negli orari di apertura ed è una decisione punitiva verso i cittadini che già non possono uscire per una passeggiata – sottolinea Viola – In questi giorni a Padova l’aperitivo si è fatto dalle 16 alle 18: se tu restringi gli orari, poi le persone si affollano quando possono”.

“Secondo le nostre previsioni il picco della diffusione del coronavirus sarà a metà novembre. Si tratta solo di previsioni ma basandoci su quanto avvenuto nelle pandemie precedenti, come quella della ‘spagnola’ nel 1918-19: tutte hanno un esordio, un picco ed una decrescita e questo processo dura in media dai 70 ai 90 giorni. Anche a marzo l’epidemia è scoppiata il 21 febbraio e abbiamo avuto il picco il 29 marzo a cui è seguita una discesa”. Lo ha sottolineato il presidente del Veneto Luca Zaia oggi nel corso del punto stampa.

Covid, Zaia: “Possibile picco a metà novembre”

“Se così fosse anche per questa seconda ondata del Covid, iniziata l’8 ottobre, vorrebbe dire che potremmo pensare a un picco intorno al 15-20 novembre. Questa previsione è stata fatta considerando lo status quo ma non, ovviamente, le eventuali prossime misure restrittive. Se continuasse così -ha spiegato il governatore del Veneto- ci attesteremmo comunque ad un picco inferiore rispetto a quello di marzo- ma -ha tenuto ad avvertire Zaia- il condizionale è d’obbligo perché l’evoluzione del virus è molto variabile”.

Zaia ha comunque assicurato che “in questo momento non siamo assolutamente nelle stesse condizioni di marzo in cui è stato necessario un lockdown”. “D’altra parte -ha spiegato- nel corso della riunione tra Stato e Regioni non se n’è assolutamente parlato”. Zaia ha poi tenuto a sottolineare come “oggi non ci sono assolutamente i presupposti epidemiologici per un lockdown come quello della scorsa primavera” e ha aperto ad una possibilità “di misure restrittive locali”.

“La mia posizione è chiara no a restrizioni per le attività produttive, invece servono misure per contenere gli assembramenti”, ha ribadito il governatore del Veneto sottolineando che “le misure contenute nell’ultimo Dpcm come la chiusura dei ristornati, hanno dimostrato che non servono a nulla. Lo dimostrano i dati. Perché si sono chiusi i ristoranti dove le regole erano rispettate e si sono spostate le persone in situazioni ‘fai da te’, senza alcuna regola”.

Zaia ha infine assicurato che non c’è stato “nessun braccio di ferro con il governo. Questa mattina nella riunione con le regioni il clima era più che tranquillo. Il governo poi non ha fatto alcuna proposta concreta. Ogni presidente ha presentato la situazione della propria regione. E la nostra posizione è che il governo, dopo la discussione in Parlamento, questa sera ci presenti la sua proposta da discutere. Non c’è dubbio che è necessario un provvedimento a livello nazionale, poi, ogni regione prenderà le misure che ritiene necessarie nella sua realtà”.

Zaia ha fatto l’esempio di una misura nazionale che è quella “della scuola, che è di competenza del governo. Da parte nostra -ha spiegato- abbiamo chiesto che, qualora ci fosse la didattica a distanza per tutti gli studenti che restano a casa, sia garantito il congedo parentale al cento per cento per il genitore e misure di compenso per i lavoratori autonomi”.