CUCCHI, “I Carabinieri diedero dati falsi al Governo sulla sua Morte…”

27 Febbraio 2019 - 12:14

CUCCHI, “I Carabinieri diedero dati falsi al Governo sulla sua Morte…”

CUCCHI, “I Carabinieri diedero dati falsi al Governo sulla sua Morte…”

Il pm titolare del fascicolo di indagine sulla morte di Stefano Cucchi ha aperto il dibattimento di oggi con un nuovo deposito di atti.

I documenti sono relativi in particolare alle indagini interne fatte nel 2009 e, dice il pm, dimostrano che fin dal principio i dati furono falsati in modo che tutti gli elementi raccolti finissero per mettere sotto accusa gli agenti della penitenziaria che avevano portato il ragazzo in aula per la convalida del fermo.

Il depistaggio, dice Musarò, sarebbe partito dopo le 15.38 del 26 ottobre 2009, cioè dopo le dichiarazioni di Luigi Manconi e Patrizio Gonnella riprese dall’Ansa che riprendevano le parole del padre di Stefano (l’uomo ha sempre detto che il ragazzo stava bene la sera della perquisizione e invece arrancava all’udienza di convalida).

Alle 16.46, un’ora dopo i fatti, viene chiesto dalla Compagnia Casilina al comando provinciale indicazione su come muoversi. Da li sarebbero state create annotazioni  “mai date ai pm ma al ministro Angelino Alfano, che si è trovato a mentire a sua insaputa davanti al parlamento”:

“L’appunto è stato mandato il 3 novembre – dice ancora Musarò – sulla base degli atti arrivati al comando provinciale”

Il ministro Alfano “dichiara il falso” e sulla base del suo racconto è partita una “difesa a spada tratta dell’Arma”.

Dopo le dichiarazioni del pm è iniziata la testimonianza del generale Vittorio Tomasone. Quella di oggi è l’udienza clou del processo per la morte di Stefano Cucchi quella che si apre questa mattina 27 febbraio davanti alla Decima sezione del tribunale di Roma. A testimoniare è il più alto ufficiale coinvolto nella vicenda, il generale Vittorio Tomasone, attualmente comandante del gruppo interregionale dell’Arma, ma all’epoca dei fatti comandante del gruppo provinciale di Roma. Tutto ciò che è accaduto in seguito alla notte del fermo di Stefano, avvenuta tra il 15 e il 16 ottobre 2009, è stato coordinato da lui ed è per questo che la parte civile, Ilaria Cucchi, ha chiesto che fosse sentito, d’accordo con il pm Giovanni Musarò.

Proprio sulle verifiche successive alla morte di Stefano Cucchi si sta concentrando il nuovo filone di indagine che procede parallelamente al processo. La tesi a cui lavora la procura – sostenuta dall’acquisizione di atti modificati o parziali redatti quella notte e da diverse iscrizioni al registro degli indagati – è che nomi anche importanti della scala gerarchica abbiano contribuito ad omettere o cancellare prove decisive lasciando così che la prima indagine si concentrasse sugli agenti della polizia penitenziaria, poi assolti. Al momento, è iscritto al registro degli indagati per falso Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma e dunque l’ufficiale che riferiva direttamente a Tomasone.

Secondo la testimonianza del tenente colonnello Antonio Cavallo, fu Casarsa che diede indicazione ai comandanti delle stazioni coinvolte (com’è noto quella notte Cucchi passo in più di una stazione del quadrante Roma Sud, anche se il pestaggio sarebbe avvenuto durante il fotosegnalamento) di modificare le relazioni per eliminare ogni elemento che potesse far anche solo sospettare che qualcuno sapesse qualcosa o avesse segnalato situazioni anomale. Tomasone ha sempre dichiarato di non aver mai saputo nulla di quanto era accaduto a Cucchi ed ha a lungo sostenuto l’estraneità dell’intera Arma ai fatti. Nel corso dell’udienza di oggi, però, dovrà dare spiegazioni davanti ad una mole di indizi  che si è fatta parecchio corposa. (open.online)