Coronavirus, i parrucchieri attaccano Conte: “Adesso siamo stufi”

27 Aprile 2020 - 10:31

Coronavirus, i parrucchieri attaccano Conte: “Adesso siamo stufi”

Il nuovo dpcm annunciato ieri dal premier Giuseppe Conte per l’emergenza coronavirus e i primi assaggi di ‘fase 2’, forse in tanti se lo aspettavano meno restrittivo. Tra questi i parrucchieri, che per riaprire i battenti dovranno aspettare il 1 giugno.

Tradotto, quel 1° giugno di fatto sarà invece il 3 giugno, in ogni caso una data molto spostata in avanti che ha provocato la rivolta sul web degli stessi parrucchieri e di molti che difendono le loro posizioni

Sul web è perciò montata una vera e propria rivolta, alimentata anche dalle indiscrezioni che fino alla vigilia del discorso del premier parlavano del 18 maggio come possibile data per la riapertura dei saloni di bellezza.

«Solo un maschio poteva annunciare la riapertura dei parrucchieri il primo giugno. Cioè un lunedì», scrive la scrittrice Nadia Terranova con una battuta ironica. «Ma Conte il calendario l’ha visto???», sbotta un utente, alludendo al fatto che, dopo il primo giugno, c’è il 2 giugno che è un festivo.

Di fronte al proliferare di battute, foto di capelloni alla Cugini di Campagna e vignette, che hanno fatto schizzare l’hashtag #parrucchieri ai primi posti nelle tendenze Twitter in Italia: «Voi scherzate ma i parrucchieri rischiano davvero di chiudere e molti di perdere il lavoro. Non si può tenerli chiusi ancora per un mese».

Con i parrucchieri si schiera anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: «Riapre il gioco d’azzardo ma bar, ristoranti e parrucchieri restano chiusi fino all’1 giugno. Tre mesi e mezzo senza incassi: ma chi li regge?

Si fissino criteri, distanze, capienze massime, ma si dia a questi operatori la possibilità di tornare al lavoro», sottolinea Gori. «Il 1 giugno riaprono i parrucchieri, peccato non esisteranno più perché saranno tutti falliti», gli fa eco la giornalista di ‘Quarto Grado’ Sabrina Scampini.

«Se Wuhan è uscita dall’emergenza ce la possiamo fare anche noi. Ci arriveremo tutti spettinati e coi capelli in disordine, ma vivi», annota lo scrittore e giornalista Paolo Roversi. C’è naturalmente anche chi accusa i parrucchieri di corporativismo: «Ma i parrucchieri hanno capito che non ci sono solo loro ad avere avuto un danno enorme?. Fonte: Leggo.