Carabiniere ucciso, le famiglie di Elder e Hjorth: “Punti oscuri, servono investigatori privati”

3 Agosto 2019 - 8:58

Carabiniere ucciso, le famiglie di Elder e Hjorth: “Punti oscuri, servono investigatori privati”

Carabiniere ucciso, le famiglie di Elder e Hjorth: “Punti oscuri, servono investigatori privati”

Le famiglie dei due ragazzi americani sotto accusa per l‘omicidio di Mario Cerciello Rega vogliono mettere in campo investigatori privati per chiarire cosa sia successo quella notte tra venerdì 26 e sabato 27 luglio. I genitori di Finnegan Lee  Elder e di Christian Gabriel Natale Hijorth vogliono vederci chiaro e non si accontenteranno di una squadra di avvocati per la difesa, ma puntano a una vera e propria controindagine.

Secondo la “Stampa”, ai genitori dei due giovani statunitensi tra l’altro appare molto strano che, dopo la morte di un carabiniere, l’inchiesta venga condotta proprio dall’Arma e non da un altro organo di polizia, come riferisce uno dei legali delle famiglie. Secondo le procedure italiane, d’altra parte, la decisione spetta all’autorità giudiziaria e la Procura di Roma non ha visto nessuna incompatibilità nell’affidare le indagini ai carabinieri.

Accertamenti e verifiche dopo l’omicidio sono quindi stati condotti dal Nucleo investigativo del comando provinciale. Ma le ricostruzioni che sono state diffuse sulla vicenda non convincono le famiglie dei due ragazzi, che hanno quindi deciso di coinvolgere un team di specialisti, veri e propri investigatori per far scattare una indagine parallela che chiarisca tutti i dubbi.

L’avvocato americano e gli investigatori privati

Con il padre di Elder è arrivato un legale americano, che si affiancherà alla squadra difensiva. Ma la carta più importante è quella del via a una vera e propria “indagine della difesa”, che cercherà di ricostruire chiaramente cosa è successo quella notte: dall’incontro con un mediatore dei pusher in piazza Mastai fino all’accoltellamento di Cerciello Rega in via Pietro Cossa. In mezzo ci sono movimenti da definire, fughe, telefonate, contatti, che i genitori dei due ragazzi intendono chiarire con la loro controindagine.

Il pusher e l’appuntamento

I due ragazzi continuano a ripetere di non essersi resi conto che quelli che avevano davanti erano due carabinieri quando sono andati all’appuntamento con Sergio Brugiatelli, considerato il mediatore tra spacciatori di Trastevere e clienti di passaggio. All’incontro ci doveva essere uno scambio: 100 euro e cocaina in cambio del borsello rubato allo stesso Brugiatelli dai due americani poco prima. E’ lì che si sono presentati i due carabinieri, Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale.

I due ragazzi dicono che in quel momento avevano avuto paura di trovarsi davanti a due delinquenti e per questo Finnegan ha estratto il pugnale con cui ha sferrato le 11 coltellate al vicebrigadiere. Ma i legali delle famiglie su questo commentano: “Come mai uno che aveva mediato per vendere droga chiede l’intervento dei carabinieri quando la situazione rischia di precipitare? Perché i due militari in borghese non hanno fermato i pusher quando hanno fatto il primo intervento?”.

Fonte: tgcom24.mediaset.it