Arrivano gli sgravi in busta paga, soldi in più in tasca per chi guadagna di meno

19 Settembre 2019 - 12:24

Arrivano gli sgravi in busta paga, soldi in più in tasca per chi guadagna di meno

Arrivano gli sgravi in busta paga, soldi in più in tasca per chi guadagna di meno

Un piano articolato su tre anni, a partire dal 2020, con uno stanziamento iniziale di circa 5 miliardi di euro. Governo al lavoro per ridurre il cuneo fiscale, vale a dire per alleggerire quegli oneri tributari e contributivi che appesantiscono la busta paga allargando il divario tra salario lordo e netto. Una misura che vuole avere un impatto politico e caratterizzare l’azione dell’esecutivo, ma che naturalmente dovrà essere inquadrata nell’insieme degli impegni finanziari, che comprendono in primo luogo l’annullamento dei previsti aumenti Iva.

LA PROGRESSIVITÀ
«È prioritario attuare un sostanzioso taglio delle tasse da accompagnare con una seria lotta all’evasione» ha ribadito ieri il premier, Giuseppe Conte, confermando quanto espresso nel chiedere la fiducia al Parlamento a inizio Settembre. Palazzo Chigi, su indicazione della maggioranza giallo-rossa, punta a un taglio del cuneo ad esclusivo vantaggio dei lavoratori, nel rispetto del principio costituzionale della progressività. Si prospetta quindi una riforma che, cancellata dall’agenda la Flat tax cara alla Lega, tragga ispirazione e risorse da un riordino delle tax expenditures: la giungla degli sgravi fiscali. Il precedente governo aveva ipotizzato di assorbire gli 80 euro proprio nella Flat tax del Carroccio e, chiaramente, lo scenario si è ribaltato rispetto a un mese fa: il bonus 80 che porta la firma di Matteo Renzi potrebbero essere potenziato e trasformato per alleggerire il fisco in favore della fascia di lavoratori dai redditi medi e bassi. Una delle ipotesi più probabili è quella di un’estensione del bonus 80 euro (oggi riservato ai redditi tra 8 mila e 26 mila euro) alle fasce più basse sotto la soglia della no tax area (gli incapienti) e a quelle medie, come minimo fino ai 28 mila euro del secondo scaglione Irpef, ma probabilmente anche fino ai 36 mila, sotto forma però di detrazione. Sulla base di questo schema, sarebbe stato calcolato un beneficio netto da 1.500 euro all’anno per i redditi più bassi, con vantaggi robusti fino alla soglia dei 30 mila euro lordi all’anno. Occorre ricordare che ogni punto tagliato di cuneo per tutto il lavoro dipendente pesa per 2,5 miliardi sui conti pubblici, dunque al momento si sta ragionando su una riduzione di due punti. All’interno della maggioranza si ipotizza anche un’altra soluzione: riduzione mirata dei contributi sociali a carico del datore di lavoro per lavoratori a bassi salari. Una strada sperimentata con successo in Francia. Ma questa pista è meno probabile, in questa fase.

LA SFORBICIATA
Alcuni giorni fa, invece, Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha suggerito di realizzare una sforbiciata al costo del lavoro di natura selettiva. Il numero uno dell’Istituto di previdenza ha spiegato che gli sgravi «dovrebbe andare nella direzione di una sostenibilità socio-ambientale». Le statistiche, ad ogni modo, sembrano confortare un taglio del cuneo fiscale. Secondo il più recente rapporto dell’Ocse (Taxing Wages 2019), nel 2018 in Italia la busta paga di un lavoratore medio (circa 30 mila euro lordi) era tassata del 47,9 per cento. Quindi su 100 euro di lordo in busta paga, a un lavoratore italiano medio arriva un netto di 52,1 euro.
Quasi la metà. Nella classifica europea, Roma è terza e davanti ha il Belgio, primo in classifica con un cuneo fiscale e contributivo pari al 52,7 per cento, e la Germania con il 49,5 per cento. Subito sotto al podio si trova la Francia, con il 47,6 per cento, appaiata con l’Austria. Seguono poi Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Lettonia e Finlandia.

Fonte: ilmattino.it