Alemao, il “tedesco” che unì Brasile e Argentina

24 Novembre 2020 - 14:01

Alemao, il “tedesco” che unì Brasile e Argentina

Che fosse diverso dagli altri lo si capì fin da bambino. Quando quella sua chioma bionda e leonina si agitava nei campetti del barrio in controluce con la natura olivastra della morfologia carioca. Ricardo era bianco come il latte e non sembrava brasiliano neppure a guardarlo mille volte.

Perché al palleggio preferiva la corsa, ineditamente stoico tra la flora pedatoria epicurea per eccellenza. E così lo chiamarono “Alemao”, che nello slang brasileiro significa “tedesco”. Ricardo Rogerio de Brito domenica scorsa ha compiuto 59 anni.

E’ stato il nostro leone azzurro nei meravigliosi anni della gloria maradoniana. Insieme a Diego e Careca unificò il Sudamerica: Brasile e Argentina, posarono l’ascia di guerra sotto le ceneri alchemiche della nostra Terra e divennero finalmente alleati alla corte del Regno di Napoli.

Alla fine degli Anni 80, quando in Italia si danzava con la “Lambada” e con l’immaginifico “Cacao Meravigliao”, il più grande ballo latino era quello azzurro che agitava la movida in Italia e in Europa. Alemao arrivò nell’estate del 1988 dall’Atletico di Madrid.

Leggenda racconta che Luciano Moggi, allora nostro DG, convinse il presidente dell’Atletico, Jesus Gil, a cederlo dopo una cena molto prodiga di libagioni alcoliche. Cosicché la firma fu inebriante, soprattutto per il Napoli che si assicurò uno dei centrocampisti più forti di sempre.

Il primo anno fu funestato da una epatite virale, ma il “tedesco” mostrò che il suo corredo cromosomico aveva realmente qualcosa di teutonico tornando più forte di prima. Tanto che al suo rientro in campo nell’inverno del 1989, segnò un gol al Lecce che scatenò il celeberrimo Porompompero. Era un pomeriggio di sole acceccante di febbraio che annunciava la benedetta primavera che ci portò a splendere nel cielo d’Europa.

Alemao fu un assoluto protagonista della cavalcata strepitosa in Coppa Uefa. Rimbomba ancora nelle orecchie la voce carismatica di Bruno Pizzul che, nella magica notte del 17 maggio 1989, durante la finale contro lo Stoccarda urlò: “C’E’ UN BUCO PER ALEMAO!”. E in quel buco il nostro leone azzurro si infilò segnando il primo gol al NECKARSTADION, aprendo la strada al trionfo.

Un successo che preluse l’anno successivo al secondo scudetto nel 1990, quello della rivincita contro il Milan dell’Impero berlusconiano, dopo la ferita ancora sanguinante di uno scudetto strappato dal petto nel lacerante primo maggio del 1988. Questo è stato Alemao per noi, un condottiero fiero e leale che ha saputo unire forza, coraggio e tecnica.

Un centrocampista moderno che ha inventato il “pressing” solitario, perché da solo era capace di provvedere al fabbisogno di un intero reparto, formando una iconica trincea che ancora oggi riempie la nostra memoria. Domenica 22 novembre “il tedesco” ha compiuto 59 anni.

Che la vita gli dia almeno la metà della gioia che ci ha saputo regalare. “C’E’ UN BUCO PER ALEMAO!”. Il Leone azzurro che ruggirà per sempre nel nostro cuore…

Bruno Marra