Zangrillo: «Un morto per Covid non significa niente. Riprendete a vivere, ne ho le palle piene»

22 Luglio 2020 - 15:46

Zangrillo: «Un morto per Covid non significa niente. Riprendete a vivere, ne ho le palle piene»

Zangrillo: «Un morto per Covid non significa niente. Riprendete a vivere, ne ho le palle piene»
Zangrillo: «Ne ho le palle piene, riprendete a vivere. Un morto per Covid non significa nulla». Il professor Alberto Zangrillo si è espresso così riguardo la costante emergenza Coronavirus. Il medico del San Raffaele, ospite del programma Focus In Onda su La7, ha ribadito il suo pensiero come riporta anche Corriere.it.

«Ne ho le palle piene, riprendete a vivere»

«Vi spiego – ha continuato Zangrillo – non faccio parte del Comitato Tecnico Scientifico, ma mi aspetto che il Comitato Tecnico Scientifico dica la verità agli italiani».

Quale verità? Ecco quella di Zangrillo: «Uscite tranquillamente, riprendete a vivere. Andate al ristorante, andate in banca, andate in vacanza. Se entrate in un locale chiuso, mettete la mascherina, ma continuate a vivere più di prima. Altrimenti la società non parte e Conte tra due anni, se c’è ancora, dovrà chiederne 800 di miliardi».

«Dall’inizio – continua Zangrillo – cerco di dire quello che osservo e inizio ad averne le palle piene. È evidente quello che accade: se oggi in Lombardia abbiamo un morto dichiarato per Covid, vuol dire che non sta succedendo nulla. Punto. Poi possiamo costruire tutte le favole che volete».

«Seconda ondata? Io credo che il virus si sia fermato»

Qualche tempo fa il professor Alberto Zangrillo si era espresso così su una possibile seconda ondata di Coronavirus. «In questo momento tutti gli indicatori volgono al bello e, al di là di qualche perturbazione, il tempo è dominato dall’anticiclone. Significa che la capacità del virus di produrre malattia è uniformemente scomparsa nel contesto nazionale. È un’evidenza dalle cartelle cliniche».

Mentre molti virologi sostengono che dovremmo aspettarci una seconda ondata Zangrillo andava controcorrente. «Tutti dicono questo, io credo invece che il virus si possa fermare qua. Sono un inguaribile ottimista: credo che abbiamo il 50% di possibilità che il coronavirus se ne vada».

«Se così non fosse, quel che temo di più è aver perso tempo a organizzare strutture e infrastrutture invece di rimettere in equilibrio il rapporto tra l’ospedale e il territorio».

«Chi lavora sul territorio e in prima linea negli ospedali deve pretendere che gli ammalati vengano ricoverati subito, perché quel che abbiamo capito è che, in assenza di una terapia specifica, le cure che abbiamo devono essere adottate con tempestività».