Vi presento Antonio Conte, ‘o chiagnazzaro

16 Febbraio 2021 - 13:05

Vi presento Antonio Conte, ‘o chiagnazzaro

Non sta mai fermo. Gesticola come un esagitato durante il match: indica, ordina, predispone. Di solito usa l’indice, come Carlo V d’Asburgo. Poi, gli capita di usare anche il medio, aggiungendo l’invito a succhiare.

Antonio Conte è un ossesso. Vive male. Sempre incavolato. Ma sempre sul pezzo. Sempre scontento, la voce eternamente lamentosa. Il classico chiagnazzaro. E’ un martello pneumatico. Pretende il massimo dai suoi giocatori. Ed è giusto che sia così.

Oramai è un tecnico navigato. E’ un passista, per dirla col ciclismo. Le corse a tappe sono la sua specialità. Meno bravo, o fortunato, nelle competizioni europee, quelle del dentro o fuori. Flop con la Nazionale, flop con la Juve e l’Inter in coppa.

Eppure ha fatto anche esperienza all’estero. Titolo vinto con il Chelsea. Inghilterra dolce e amara, per la fregatura di un investimento che s’è portato via una barca di sterline. Ai suoi presidenti chiede la luna, poi s’accontenta di qualche satellite minore.

Se vuole un giocatore, sbatte i pugni finché non l’ottiene. E’ la storia di Lukaku che in pratica è mezza squadra. Juventino fin negli indumenti più intimi. Fior di mediano, di combattimento e di gol.

Poi, allenatore vincente: tre titoli consecutivi – uno con record i punti -, i primi dei nove consecutivi della Madama. Con la quale ruppe un bel giorno, a metà ritiro. Non si può andare in un ristorante da mille euro con cento euro in tasca.

Fine di una storia e di un amore. Protegge i suoi calciatori come un pater familias. Una volta elogiò Giaccherini che nessun cronista si filava. Mi fate domande soltanto sui campioni navigati perché non si chiama Giaccherinho, eppure è un giocatore formidabile, sbottò durante una conferenza stampa.

Da buon condottiero, sceglie nella truppa i suoi marines preferiti, poi le seconde linee. Anche l’Inter rispecchia il suo credo. Undici titolari, poi gli altri. Un nucleo ben definito perché i movimenti devono essere quelli, altrimenti l’indice trema.

Per questo ogni squadra di Conte ha una fisionomia ben definita. Le girandole, sono buone per il luna park. L’ultima giornata di campionato ha sancito il primo posto della sua Inter.

Raggiunto dopo un inseguimento scandito da successi continui, tappa dopo tappa. Nel frattempo è stato sbattuto fuori dalla finale di coppa Italia da Madama. Una vendetta servita fredda. E’ diventato il bersaglio preferito dei social.

Gli juventini gli rinfacciano il tradimento: dovunque ma non ai cartonati prescritti (veleni antichi). Gli interisti lo tormentano quando fa flop (raramente) per il suo passato bianconero, da rubentino dicono.

Certo è che per il leccese con il parrucchino non deve essere stato facile tradire Agnelli, un’amicizia antica cementata da successi in campo e in panca. Ora però bando ai sentimenti.

Il suo smisurato orgoglio ha un solo obiettivo, passare alla storia come il “traditore” che alla guida dell’esercito nemico ha interrotto la novennale supremazia della Madama.

E pure Marotta, un altro bianconero che sbatté la porta perché non credeva nell’operazione Cristiano Ronaldo, non aspetta altro. Occhio per occhio (e va bene che uno è storto), dente per dente.

L’indice, il medio, forse il duo sogna di mostrare indice ed anulare a sorpasso avvenuto. Appuntamento a Torino il 16 maggio.

Adolfo Mollichelli