Salme riesumate e gettate in fosse comuni per rivendersi i loculi: «Non c’è più rispetto»

6 Dicembre 2019 - 15:00

Salme riesumate e gettate in fosse comuni per rivendersi i loculi: «Non c’è più rispetto»

Salme riesumate e gettate in fosse comuni per rivendersi i loculi: «Non c’è più rispetto»

Salme riesumate dalle tombe e gettate in vere e proprie fosse comuni solo per rivendere illegalmente i vecchi loculi del cimitero a nuovi acquirenti attraverso un sistema basato sulla corruzione. È quanto hanno scoperto gli uomini della Squadra mobile di Potenza che oggi, al termine di un lunga inchiesta, hanno eseguito sei arresti per un totale di sette ordinanze restrittive nei confronti di altrettante persone indagate. Le misure cautelari, emesse dal gip su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno portato tre persone in carcere e altre tre ai domiciliari. Il caso riguarda il cimitero del comune di Rionero in Vulture ed è stato scoperto nell’ambito dell’inchiesta denominata “Il grido dell’Ade”, sull’affidamento di appalti nello stesso Comune lucano, compresi quelli per la gestione del cimitero. Le accuse a varato titolo nei confronti degli indagati sono di concussione, peculato, turbata libertà degli incanti, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso in atto pubblico, abuso in atto d’ufficio e soppressione di cadavere.

Salme riesumate dalle tombe e gettate in vere e proprie fosse comuni solo per rivendere illegalmente i vecchi loculi del cimitero a nuovi acquirenti attraverso un sistema basato sulla corruzione. È quanto hanno scoperto gli uomini della Squadra mobile di Potenza che oggi, al termine di un lunga inchiesta, hanno eseguito sei arresti per un totale di sette ordinanze restrittive nei confronti di altrettante persone indagate. Le misure cautelari, emesse dal gip su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno portato tre persone in carcere e altre tre ai domiciliari. Il caso riguarda il cimitero del comune di Rionero in Vulture ed è stato scoperto nell’ambito dell’inchiesta denominata “Il grido dell’Ade”, sull’affidamento di appalti nello stesso Comune lucano, compresi quelli per la gestione del cimitero. Le accuse a varato titolo nei confronti degli indagati sono di concussione, peculato, turbata libertà degli incanti, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso in atto pubblico, abuso in atto d’ufficio e soppressione di cadavere. (Fanpage)