Una ragazza di appena 22 anni era nella vasca da bagno,stava guardando il suo programma televisivo preferito sul cellulare mentre questo era sotto carica, così, quando le è scivolato ed è
finito in acqua, lei è morta folgorata. La tragedia si è verificata giovedì poco prima delle 21 in un’abitazione di Gossau, nel Canton San Gallo, in Svizzera. Secondo quanto ricostruito dalla
polizia cantonale, la giovane era entrata nella vasca da bagno piena di acqua attorno alle 20, portando con sé il telefonino. Stava guardando il suo programma televisivo preferito, ma
questo era scarico così lo ha collegato alla rete elettrica tramite una spina non lontana dalla vasca. Un gesto apparentemente innocuo, che facciamo tutti, più volte al giorno, ma che in
quel contesto è diventato estremamente pericoloso. Poco dopo, per qualche ragione, forse urtato o forse scivolato dalle mani della povera ragazza, il telefonino è finito nell’acqua.
La giovane è rimasta uccisa folgorata sul colpo perché il cellulare era attaccato alla fonte di energia da 220 volt. Ovviamente, se il telefonino fosse stato staccato dalla rete, non sarebbe
successo assolutamente nulla. All’interno dei telefonini odierni c’è una batteria che non rilascia corrente verso l’esterno anche quando il dispositivo è acceso. Non a caso, cresce
sempre più il numero di smartphone con certificazione IP67 o IP68, capaci di resistere a cadute accidentali in acqua o a immersioni più profonde e durature, fino a 3 metri e a 60
minuti. Il problema qui è la connessione del cellulare ad una sorgente elettrica, che porterebbe a seri incidenti solo in determinate situazioni. C’è un però: la potenza da 220 volt
non viene trasferita, totalmente, al cellulare perché ridotta e canalizzata dal trasformatore inserito nel caricabatterie. Al contrario, avremmo smartphone bruciati al primo
caricamento. Le cause vanno allora ricercate altrove. Lo smartphone di per sé non veicola elettricità. Anche se fosse agganciato alla presa a muro e da questa si staccasse per finire in
acqua, la quantità di corrente che dalla porta di alimentazione passa per il cavetto non sarebbe tale da causare una folgorazione (si parla di 3 volt). Certo, porte difettose o cavi sbucciati con
parti scoperte indurrebbero esiti fatali ma sono solo congetture che le indagini dovranno chiarire. Una possibilità, la principale da vagliare, è quella della caduta in acqua di tutto
il caricatore, i cui “dentini” potrebbero essere il presupposto del passaggio di corrente da una fonte primaria attraverso il conduttore, e da qui alla persona immersa. Una potenza
sicuramente minore di 220 volt ma resa rischiosa da alcune condizioni, come l’assenza di un salvavita. Ed è quanto successo nel 2017 ad una ragazza di Crotone, folgorata da una
ciabatta caduta nella vasca, alla quale era attaccato un telefonino in ricarica. Banali disattenzioni che a volte possono costare la vita.