Neonati morti a Verona: trovato batterio killer nel rubinetto

1 Settembre 2020 - 11:45

Neonati morti a Verona: trovato batterio killer nel rubinetto

Il professor Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova, ha firmato la tanto attesa relazione. Una relazione che è stata consegnata alla Regione in merito alle indagini sulla vicenda del batterio killer nell’ospedale di Verona. Batterio che ha ucciso in due anni 4 neonati lasciandone cerebrolesi nove e colpendone in tutto 96.

VICENDA DOLOROSA

Il professor Baldo, che come spiega notizie.it è coordinatore della commissione di verifica nominata il 17 giugno scorso dal direttore generale della Sanità del Veneto, Domenico Mantoan, proverà con la sua relazione a far luce su una vicenda assai controversa e dolorosa.

BATTERIO KILLER

Dalla relazione si apprende che il rubinetto del lavandino utilizzato dal personale della Terapia intensiva neonatale per prendere l’acqua da dare ai neonati insieme al latte era letteralmente “colonizzato dal batterio killer”.

CITROBACTER ARRIVATO DALL’ESTERNO

Nello specifico sembra che il Citrobacter – questo il nome del batterio – sia arrivato nel reparto interno all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento dall’esterno probabilmente a causa del mancato o parziale rispetto delle rigide misure d’igiene imposte al personale nei reparti ad alto rischio, come il lavaggio frequente delle mani, il cambio dei guanti a ogni cambio di paziente o funzione, l’utilizzo di sovrascarpe, sovracamici, calzari e mascherina.

ESAME APPROFONDITO

La relazione ha preso in esame le cartelle cliniche dei pazienti e le procedure, i protocolli, le attrezzature, gli ambienti, gli impianti e, naturalmente, le audizioni di medici, infermieri, operatori sociosanitari. Ad essere sentita è stata anche Francesca Frezza, la mamma della piccola Nina morta a novembre 2019.

LA DENUNCIA DELLA MAMMA

Era stata lei la prima a denunciare l’accaduto e a far scoppiare il caso. Al momento non ci sono indagati, ma sarà compito della Procura, che si appoggia ai Nas, individuare eventuali responsabilità. L’indagine non è ancora conclusa, ma forse adesso almeno iniziano ad arrivare le prime risposte.