«Mi vogliono morto, non mi sopportano» Preside di Liceo si suicida: la scuola aveva scioperato contro di lui

28 Maggio 2019 - 11:31

«Mi vogliono morto, non mi sopportano» Preside di Liceo si suicida: la scuola aveva scioperato contro di lui

«Mi vogliono morto, non mi sopportano» Preside di Liceo si suicida: la scuola aveva scioperato contro di lui

È deceduto durante il trasporto in ospedale, nell’ambulanza dove i medici del Suem hanno tentato strenuamente di salvarlo. Vittore Pecchini, 57 anni, è stato soccorso sabato pomeriggio verso le 17.30 all’interno del suo camper parcheggiato all’angolo fra Lungomare D’Annunzio e via Francesco Duodo a San Nicolò, poco lontano dalla sua abitazione.

A dare l’allarme la compagna, alla quale, da quanto è trapelato, il preside del Marco Polo e dell’intero polo tecnico professionale di Venezia, aveva confidato di volersi togliere la vita e di aver già ingerito dei farmaci.Quando gli operatori del 118 sono riusciti a raggiungerlo le condizioni di Pecchini sono apparse subito gravi e purtroppo tutte le manovre per rianimarlo non sono riuscite a strapparlo alla morte. È stata la polizia a informare dell’accaduto il magistrato di turno. La salma, trasportata nell’obitorio del Civile, è a disposizione dell’autorità giudiziaria.
 
Ieri mattina, con uno stringato comunicato, era stato il vicepreside Paolo Favorido a comunicare, sul sito del liceo Marco Polo, la scomparsa del dirigente scolastico: «È con profondo dolore che si annuncia l’improvvisa scomparsa del dirigente scolastico prof. Vittore Pecchini». Un fulmine a ciel sereno che ha colpito l’intero mondo scolastico veneziano, dal momento che Pecchini era dirigente non solo del Marco Polo (da inizio anno) ma da 4 anni guidava l’intero polo tecnico professionale della città: gli istituti Fermi, Corner, Cini e Venier. Pecchini era nato a Montecchio Emilia (Reggio Emilia) il 24 agosto 1961 e si era laureato in filosofia a Bologna, con 110 e lode. Poi la vita lo aveva portato in giro per il mondo, vivendo in simbiosi con il mare ed acquisendo titoli professionali di marineria.

DIRIGENTE GIRAMONDO
Aveva diretto istituti scolatici in Italia (tra cui l’istituto comprensivo del mare di Ravenna) e istituti italiani all’estero (come Edimburgo, in Scozia, e Barcellona, in Catalogna). Parlava sei lingue, ed era istruttore di vela e sub, nostromo sulla nave goletta Leeuwin, nell’Australia Occidentale, membro dell’equipaggio della base nautica di Timor, nel mar della Sonda. Una vita avventurosa; poi la scelta di accettare la sede scolastica di Venezia, perché città emblema del rapporto privilegiato fra l’uomo e il mare, tanto che nel primo periodo veneziano aveva vissuto nella sua barca a vela. Da quest’anno, si diceva, aveva assunto la dirigenza anche del liceo classico, artistico e musicale Marco Polo: in realtà una polveriera per problemi relativi alla sicurezza statica delle strutture, al numero delle iscrizioni, al gioco delle continue deroghe fra esigenze e normative. Questioni che avevano raggiunto anche le commissioni comunali. In più si erano sollevati anche gli insegnanti ed il personale ausiliario per problematiche, fra le altre, legate alla mancanza della contrattazione di istituto. «Sono stanco – ci diceva Pecchini appena giovedì scorso – arcistufo: a scuola mi stanno attaccando tutti, genitori e docenti».

GENITORI E PROF SCONVOLTI
Sconvolti i genitori del Polo: «Siamo affranti dalla notizia – raccontano i rappresentanti – ci siamo confrontati con il professor Pecchini in modo trasparente e solo a livello istituzionale, perché avevamo come interlocutori il dirigente scolastico, l’ufficio territoriale e quello regionale. Il piano istituzionale non aveva nulla a che fare con quello umano e con quel rispetto, stima e considerazione che abbiamo sempre avuto nei confronti di Pecchini». «Umanamente è una tragedia che richiama tutta la nostra solidarietà e che getta la scuola in una situazione difficile perché perde il suo punto di riferimento – commenta il docente Emilio Raimondi – le contrapposizioni fra Pecchini, i docenti ed il personale erano pubbliche, del tutto avulse dalla sua persona e dai rapporti umani che si sono instaurati». (Leggo)