LA SVOLTA. «LA PROF L’HO UCCISA IO». Caso LAURA LUELMO, l’insegnante scomparsa lunedì scorso

20 Dicembre 2018 - 10:07

LA SVOLTA. «LA PROF L’HO UCCISA IO». Caso LAURA LUELMO, l’insegnante scomparsa lunedì scorso

LA SVOLTA. «LA PROF L’HO UCCISA IO». Caso LAURA LUELMO, l’insegnante scomparsa lunedì scorso

Svolta nella vicenda di Laura Luelmo, la giovane insegnante di 26 anniscomparsa una settimana fa e ritrovata cadavere, in una zona di campagna, lunedì scorso. La polizia ha infatti arrestato un vicino di casa della ragazza, un 50enne pluripregiudicato, che avrebbe confessato l’omicidio ma nega di aver perpetrato violenza sessuale ai danni della giovane. La vicenda di Laura aveva tenuto col fiato sul collo tutta la Spagna e non solo: la giovane insegnante, originaria di Zamora, dopo essere stata chiamata per una supplenza, era arrivata all’inizio di dicembre nel piccolo centro di El Campillo (Huelva), circa 600 km più a sud, in Andalusia. Laura avrebbe dovuto insegnare, fino alla fine dell’anno, in una scuola del posto e si era appena trasferita, ma aveva notato subito la presenza inquietante di un vicino, che incontrava spesso e che non smetteva mai di fissarla. Un timore, questo, che Laura aveva anche rivelato al fidanzato durante alcune telefonate.

Le dichiarazioni del fidanzato

Proprio sulla base di quanto dichiarato dal fidanzato di Laura, la polizia aveva subito inserito il 50enne Bernardo Montoya nella lista dei sospettati, già al momento della scomparsa. Quando due giorni fa il corpo di Laura era stato trovato, la polizia aveva quindi iniziato a indagare per omicidio e aveva deciso di arrestare l’uomo poche ore dopo, al termine di un lungo inseguimento per le campagne, sottoponendolo poi ad un interrogatorio. Bernardo Montoya, nel corso della propria vita, aveva già scontato 22 anni complessivi di carcereper vari reati, ma la condanna maggiore l’aveva ricevuta per aver assassinato, nel 1996, una donna di 81 anni che avrebbe dovuto testimoniare contro di lui in un processo per rissa.

L’interrogatorio

Dopo un lungo interrogatorio, durante il quale aveva tentato di depistare gli investigatori, l’uomo ha confessato il delitto: «Le ho teso una trappola: mi aveva chiesto un’indicazione e io l’avevo mandata in un vicolo cieco, dove l’ho rapita per poi sbattere la sua testa contro la mia auto, lasciandola incosciente e legandole le mani dietro la schiena. Poi l’ho caricata sul bagagliaio e l’ho portata in campagna, dove ho provato a violentarla, ma senza riuscirci. Vi giuro che non c’è stata alcuna violenza sessuale, non ci sono riuscito anche se lei era priva di sensi. Mi sono spaventato, a quel punto avevo deciso di abbandonarla nel campo senza lasciare tracce». Lo riporta 20minutos.es.

Gli inquirenti

Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, sulla base delle dichiarazioni rese nell’interrogatorio da Bernardo Montoya, l’omicida reo confesso ha spiegato di essersi disfatto degli oggetti personali di Laura, il cellulare e le scarpe da corsa, gettandoli in diversi cassonetti della zona. Oggi, intanto, il 50enne è stato trasportato sul luogo del rinvenimento del cadavere, per una ricostruzione dei fatti. Non sono mancati momenti di tensione all’uscita dal carcere, con i cittadini che gridavano slogan come «Assassino!» e «Siamo tutti Laura». Ora gli investigatori stanno cercando di ricostruire le ultime ore della ragazza: secondo l’autopsia, Laura è morta almeno 72 ore dopo la sua scomparsa. Il timore è che la morte possa essere giunta dopo una lunghissima agonia, ma serviranno ulteriori indagini per stabilirlo. (Leggo)