La foto più bella di questo Carnevale: il piccolo Alex guarito, felice e vestito da leoncino

4 Marzo 2019 - 11:19

La foto più bella di questo Carnevale: il piccolo Alex guarito, felice e vestito da leoncino

La foto più bella di questo Carnevale: il piccolo Alex guarito, felice e vestito da leoncino

La sua storia aveva mobilitato e commosso l’Italia. La vita del piccolo Alessandro Montresor era appesa a un filo sottilissimo, ad un donatore che sembrava impossibile da trovare. Tutti lo ricordiamo l’ottobre scorso, quando con il sondino e gli occhi azzurri sgranati su un futuro nebuloso per via della tremenda malattia che gli stava distruggendo la vita, chiedeva aiuto. L’Italia tutta trattenne il respiro e scese in piazza per la campagna di tipizzazione, e alla fine, grazie a un farmaco sperimentale che tenne in vita il piccolo Alex e uno speciale approccio medico con il midollo del papà Paolo, la neinfoistiocitosi emofagocitica è stata sconfitta. A fine gennaio Alessandro Montresor, per tutti Alex, è uscito vittorioso dall’Ospedale Bambin Gesù di Roma.

E proprio dalla città eterna che Alessandro Montresor e sua madre, Cristiana Console, stanno percorrendo in un’abitazione la strada della convalescenza post trapianto. L’uscita per andare in un negozio di giocattoli e farsi scattare una foto vestito da leoncino per il Carnevale scalda il cuore, perché significa che il sistema immunitario del piccolo è forte, fortissimo. Proprio come quello di un leone, con il coraggio del quale Alessandro Montresor ha affrontato la malattia.  Il trapianto emopoietico (comunemente detto trapianto di midollo osseo) da genitore con rimozione dei linfociti alpha/beta al quale è stato sottoposto Alessandro Montresor è una procedura basata sulla manipolazione delle cellule staminali emopoietiche.

Prelevate dal donatore – nel caso di Alex, il donatore è stato il padre – per privarle selettivamente di tutti gli elementi che potrebbero aggredire l’organismo del ricevente. In assenza di un donatore perfettamente compatibile, questa tecnica rende possibile il trapianto di cellule staminali emopoietiche anche da uno dei due genitori (i quali sono compatibili con il proprio figlio solo al 50%).

In questo caso le percentuali di guarigione sono sovrapponibili a quelle ottenute ricorrendo a un donatore perfettamente compatibile. La tecnica è stata messa a punto dall’équipe di Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare e Genetica del Bambino Gesù, e viene utilizzata per il trattamento di pazienti pediatrici affetti sia da emopatie maligne (ad esempio le leucemie) che da altre patologie congenite non tumorali (come le immunodeficienze primitive e le talassemie).

Fonte: caffeinamagazine.it