Infermiere Cotugno muore per covid: “Contagiato in Sardegna”

22 Agosto 2021 - 18:39

Infermiere Cotugno muore per covid: “Contagiato in Sardegna”

Vaccinato al Cotugno sei mesi fa, con doppia dose di Pfizer, come tutto il personale sanitario dell’ospedale, in pensione da due, in vacanza in Sardegna da metà luglio con tutta la famiglia, Gabriele Napolitano, 63 anni, infermiere di sala operatoria dell’Azienda dei Colli, non ce l’ha fatta a superare l’infezione contratta nell’isola.

Un caso sfortunato, uno dei pochissimi in cui lo scudo vaccinale viene “bucato” dalle varianti del virus che circolano in questo momento in Italia soprattutto in Sicilia e Sardegna.

Il decesso è avvenuto nelle strutture sanitarie di Sassari dove era stato ricoverato a seguito del tampone positivo, della febbre, poi accompagnata dalla tosse, quindi seguita dall’insufficienza respiratoria.

Dopo una settimana di sub intensiva sotto il casco in cui sembrava andare meglio, sono state necessarie le cure in terapia intensiva dove era stato intubato. Impossibile, a quel punto, il programmato trasferimento al Cotugno.

«Non è l’unico caso di paziente vaccinato che si contagia ma i decessi sono effettivamente rarissimi – avverte Giuseppe Fiorentino, primario di Pneumologia del Monaldi – un caso singolare e sfortunato. Solitamente nei rari casi di infezione emergono sintomi che si fermano alle alte vie respiratorie».

Gabriele appartiene alla quota della variabile statistica che ci dice che la protezione del vaccino, dalle infezioni severe e a volte letali, non è del 100 per cento ma del 97-98 per cento, con un calo progressivo della protezione dal sesto mese in poi dalla avvenuta immunizzazione col richiamo».

«Siamo tutti molto dispiaciuti – aggiunge Fiorentino Fraganza, primario della rianimazione del Cotugno – conoscevo Gabriele, un infermiere bravo e generoso. Da clinico ritengo che sia effettivamente necessaria la terza dose del vaccino per tenere alta l’immunità contro la proteina spike».

Durante la degenza in Sardegna i clinici del Cotugno hanno stabilito un costante contatto con i rianimatori dell’isola, in particolare Antonio Corcione, direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione dell’azienda dei Colli.

«L’infezione purtroppo coinvolge più fattori – aggiunge Giuseppe Fiorentino – la proteina spike è la principale chiave che il virus usa per infettare le cellule ma alcune varianti possono aggirare la porta blindata dall’immunità.

Come un ladro le prova tutte e una volta entrato nelle cellule è difficile fermarlo». È questo il motivo per cui l’immunità non copre al 100 per cento. Certo, se tutti fossero vaccinati il virus non avrebbe modo di circolare e di mutare e sarebbe presto estinto.

Come un rivolo d’acqua nella sabbia non riuscirebbe a formare un corso d’acqua e al più resterebbe un virus endemico. Invece proprio la ingiustificata ritrosia a vaccinarsi di molte persone unita alla massiccia circolazione del virus tra chi non oppone a Sars-Cov-2 alcuna barriera, finisce per alimentare i rischi di tutti.

«Gabriele aveva anticorpi alti ma questi, come i monoclonali, bloccano solo la fase iniziale dell’infezione mediata dalla spike – conclude Fiorentino – inoltre non sappiamo se questi anticorpi erano provocati dall’infezione o dalla vaccinazione. Era in sovrappeso ma non aveva un’obesità patologica, principale fattore di rischio». 

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