Il virologo Pregliasco: «Vaccino per l’influenza obbligatorio o sarà lockdown»

22 Luglio 2020 - 15:53

Il virologo Pregliasco: «Vaccino per l’influenza obbligatorio o sarà lockdown»

Il virologo Pregliasco: «Vaccino per l’influenza obbligatorio o sarà lockdown»
Pregliasco: «Vaccino obbligatorio o si richiude tutto». Il virologo Fabrizio Pregliasco è sicuro: o si renderà obbligatorio il vaccino anti-influenzale o sono alte le possibilità di tornare al lockdown. Virologo dell’università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi, Pregliasco ha spiegato il suo pensiero in un’intervista ad Avvenire.

«Non so se sarà possibile imporre il vaccino per l’influenza ma sarebbe sensato farlo perché risolverebbe il problema della diagnosi differenziata».

«Ci saranno migliaia di influenzati e in assenza di una vaccinazione di massa, dovremmo isolarli tutti nel dubbio che possano avere contratto l’infezione da nuovo coronavirus».

Il vaccino? «Servirà un anno e mezzo per le verifiche e l’industrializzazione, anche se il programma italo-inglese si basa su una tecnologia consolidata». Sui cali di tensione degli ultimi giorni con il risultato di molti nuovi focolai: «In questo momento la pandemia è in corso e Covid-19 sta andando avanti».

Bisogna continuare a tenere alta la guardia: «Non è finito nulla. Certo, è una guerra di trincea, fortunatamente con meno morti di prima, e il virus si muove nel sottobosco».

L’estate ha creato condizioni ambientali e di distanziamento sfavorevoli al contagio, ma l’autunno e l’inverno comporteranno sbalzi termici e l’azione convergente di altri virus influenzali. Teniamo alta la guardia. Il virus circola ancora, anche se sottotraccia».

«Si presenta in forme lievi e probabilmente esiste una quota molto alta di asintomatici ma circola anche perché siamo diventati meno attenti e ci sono casi di importazione legati ai viaggi aerei».

«Bisogna proseguire nel monitoraggio, soprattutto negli ambienti di lavoro a rischio, come dimostra il caso dei macelli tedeschi, dove bassa temperatura, umidità e affollamento degli operatori hanno creato degli importanti focolai. Lo stesso può avvenire da noi soprattutto in quelle aree dove si lavora in condizioni di scarsa sicurezza».