Fisco, limite a 2mila euro per i pagamenti in contanti: cosa cambia

27 Giugno 2020 - 20:36

Fisco, limite a 2mila euro per i pagamenti in contanti: cosa cambia

Pagamenti in contanti, nuova stretta in arrivo dal primo luglio. Come previsto dal decreto fiscale, il tetto scende da 3.000 a 2.000 euro mentre una nuova riduzione dovrebbe arrivare all’inizio del 2022 con il ritorno della soglia a 1.000 euro, al livello fissato nel 2011 dal decreto Salva Italia e poi cambiata a partire dal 2016. I Consulenti del Lavoro in un report titolato «L’uso del contante in Italia tra necessità e abitudini» hanno segnalato come i provvedimenti sulla riduzione del contante introdotti con l’intenzione di contrastare l’evasione fiscale e l’economia e il sommerso non siano riusciti però a ridurre l’economia irregolare.

Contanti, limite oltre i mille euro

Nel 2011, anno nel quale si è introdotta la soglia dell’utilizzo del contante a 1.000 euro, si legge nel report, era pari a 202 miliardi mentre risultava essere cresciuta a 210 miliardi nel 2017. Nonostante la crescita dell’utilizzo delle carte di credito e dell’internet banking l’Italia resta indietro rispetto agli altri Paesi europei ma il contante – si legge nella ricerca – «continua a rappresentare un pilastro inossidabile delle abitudini finanziarie degli Italiani, caratterizzando la maggior parte dei comportamenti di acquisto giornalieri e rappresentando per alcuni gruppi sociali il principale strumento di integrazione economica e finanziaria».

Fisco, nuovo limite all’uso del contante

Il decreto fiscale 2020 introduce la nuova soglia per l’uso del contante dal primo luglio 2020. E prevede un credito d’imposta per abbattere le commissioni sui pagamenti con carta

Nel 2018, la BCE censiva in Italia 110,9 operazioni di pagamento medie per abitante, tra bonifici, carte di credito, debito, prepagate, assegni e ogni altra forma tracciabile. Un dato di molto al di sotto della media europea, pari a 271,9. Anche il valore dei pagamenti pro capite risultava sensibilmente inferiore a quello medio europeo (157 mila euro contro 545 mila in Europa), ricomprendendo tutte le tipologie di transazioni «visibili», quindi anche con aziende e soggetti pubblici. Complessivamente l’Italia, che al 2018 contribuiva all’11,1% del PIL europeo, ospitava il 4,8% del totale delle operazioni di pagamento fatte nel Continente e il 3,4% del loro valore. Se si guarda agli ultimi dati Eurostat sulle persone che usano internet per l’nternet banking si vede che in Italia la percentuale è fortemente cresciuta raddoppiando dal 18% di utilizzatori nel 2010 al 36% nel 2019.

Ma il dato resta lontano dalla media europea che segna il 55%. Secondo lo studio dei Consulenti le transazioni con il contante sul totale di quelle effettuate presso punti vendita sono l’86% del totale delle transazioni e il 68% del valore, il dato più alto in Ue dopo Grecia e Spagna. Nei Paesi Bassi le transazioni con il cash sono il 45% del totale e il 27% del valore. Sempre il primo luglio scatta l’obbligo per i professionisti di accettare pagamenti con pos e carta di credito. Il decreto fiscale prevede però all’articolo 22 un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni sui pagamenti con carta di credito e sulle transazioni effettuate mediante altri strumenti di pagamento tracciabili per i professionisti con ricavi fino a 400.000 euro l’anno. Fonte: IlMattino.it