Chiara Ferragni ha attaccato in maniera diretta Giorgia Meloni. In una sua storia di Instagram, l’influencer ha condiviso un contenuto della rivista The Vision in cui si afferma: «Fratelli d’Italia ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni». E ha aggiunto un commento: «Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadano». Non è ancora giunta alcuna replica da Meloni e FdI.
Ferragni aveva già pubblicato la stessa storia alle 21 di ieri sera, ma con una frase differente: «Facciamoci sentire a queste elezioni».
Fratelli d’Italia è salito al potere ad Ascoli nel 2019 e nella Regione l’anno successivo. Nelle Marche, difatti, si sono saldamente radicate le ideologie di destra. L’anno scorso la Regione si è opposta alla somministrazione della Ru486, la pillola abortiva, nei consultori anche all’interno degli ospedali. Le indicazioni del ministero sono state ritenute «non vincolanti».
Il cosiddetto modello Marche potrebbe estendersi a tutta l’Italia se Fratelli d’Italia dovesse vincere.
Nel 2020 le interruzioni volontarie di gravidanza in Italia sono state 66.413. Il tasso di abortività registrato in quell’anno è di 5,4 ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni. Valori diminuiti del 9,3% rispetto al 2019: si denota una tendenza in discesa. L’Italia si riconferma tra gli Stati con un minor ricorso all’aborto volontario.
Basti pensare, ad esempio, che nel 1983 erano stati registrati 243.801 aborti volontari. Alla base di questa diminuzione vi è la prevenzione, la presenza di consultori e la contraccezione, anche di emergenza (con le pillole del giorno dopo).
Il 35,1% delle donne ha fatto ricorso all’aborto farmacologico, un valore in aumento rispetto all’aborto chirurgico: è anche su questo che Fratelli d’Italia vuole intervenire.
Quello di Ferragni è, indubbiamente, un appello a non votare per il partito capeggiato da Giorgia Meloni. Già in passato, l’imprenditrice si è scagliata contro i politici italiani. Basti pensare alla sua reazione all’affossamento del ddl Zan, quasi un anno fa: «Siamo governati da pagliacci senza palle».
