Bimbo ucciso, l’agonia del piccolo Peppe: «Poteva salvarsi»

30 Gennaio 2019 - 9:25

Bimbo ucciso, l’agonia del piccolo Peppe: «Poteva salvarsi»

Bimbo ucciso, l’agonia del piccolo Peppe: «Poteva salvarsi»

Giuseppe poteva essere salvato. La sua agonia potrebbe essere durata un paio d’ore. Con la mamma, e il patrigno, che avrebbero cercato di medicarlo. Istantanee dell’orrore dell’ultima domenica mattina di vita del bimbo di sei anni ucciso a bastonate dal compagno della mamma. Ma il quadro è forse ancor più tremendo. La mamma non solo era presente quando Tony Sessoubti ha picchiato due dei suoi tre figli, ma non ha fatto niente neanche quando il bambino ha perso i sensi ed è iniziata la sua lenta agonia.

I fatti

Ci sono due momenti nella trama dell’orrore di Cardito sui quali i dubbi sono pochi e dentro i quali s’incastrano le responsabilità di Valentina Casa, la mamma del bambino, che ancora non ha un avvocato e quindi va considerata, al momento, non indagata. Quei due momenti li scandiscono la telefonata che Tony ha fatto a sua sorella, alle 10 di domenica, e l’arrivo della madre del 24enne a casa della coppia, alle 12.30. (Leggo)

Le responsabilità della madre – Questo particolare, che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire, sembra inoltre aumentare le responsabilità anche di Valentina Casa, la mamma di Giuseppe: la donna, non solo avrebbe assistito al pestaggio, ma non avrebbe fatto niente nemmeno quando il bambino ha perso i sensi.

Il buco di due ore – Stando a quanto emerso, come riporta “Il Mattino”, alle 10 di domenica mattina Tony Sessoubti ha chiamato a casa della sorella e avrebbe parlato con la madre. Dato i litigi frequenti tra il 24enne e la compagna, la donna non si sarebbe allarmata eccessivamente e solo verso le 12.30 ha raggiunto l’abitazione dei due. E’ stato solo allora che soccorsi e polizia sono stati allertati.

I bambini alla nonna: “Facci stare con te” – Ancora molti i lati oscuri della vicenda, a partire dal rapporto del 24enne con i tre figli della compagna. La piccola Noemi, la sorellina di Giuseppe, anche lei picchiata, ma ormai fuori pericolo, sostiene che Sessoubti li picchiasse regolarmente e che il litigio sfociato in tragedia fosse iniziato già dal sabato sera. Discordanti le testimonianze di vicini e conoscenti, tra chi oggi parla di lividi sui bambini e chi sostiene che la situazione fosse sostanzialmente regolare.

Quello che sembra certo però, come racconta il “Corriere della Sera”, è che i bambini non volessero stare a Cardito, con il compagno della madre. La donna era andata via di casa a settembre per iniziare la convivenza con Sessoubti: i bambini avevano dovuto cambiare casa e scuola. Una scelta obbligata che non erano riusciti ad accettare: “Facci restare qui, vogliamo rimanere con te, non vogliamo cambiare casa”, avrebbero infatti più volte ripetuto alla nonna. (Tgcom24)