Il caso di Alice Schembri, la quindicenne che si è suicidata dopo essere stata vittima di uno stupro di gruppo, è un tragico esempio di violenza sessuale che ha scosso l’opinione pubblica italiana. La notizia della riapertura del caso, a distanza di sei anni, è importante perché fa luce su un fatto gravissimo che ha avuto conseguenze drammatiche sulla vita della giovane vittima.
La riapertura del caso da parte della Procura di Agrigento è avvenuta dopo che la denuncia per istigazione al suicidio era stata archiviata nel 2018. La procura ha ipotizzato, oltre alla violenza sessuale di gruppo, anche la diffusione di materiale pedopornografico.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, a cui il fascicolo è stato trasmesso, ha notificato a due agrigentini ora 27enni l’avviso di conclusione delle indagini. Altri due sono sotto inchiesta alla procura dei minorenni, in quanto lo erano all’epoca dei fatti.
Secondo la Procura di Palermo, i quattro ragazzi avrebbero abusato delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della quindicenne, che sarebbe stata sotto effetto dell’alcol. Inoltre, gli imputati sono accusati di aver realizzato video con una minore di 16 anni e d’aver commesso “in più persone riunite”. Il video nel quale si sente la giovane pronunciare frasi inequivocabili è un elemento importante che incastra i quattro indagati.
Nonostante la gravità delle accuse, c’è chi nega di essere stato presente e c’è chi sostiene che il rapporto sessuale fosse consenziente. I legali degli imputati avranno 20 giorni per prendere visione degli atti e produrre memorie, atti difensivi o chiedere ulteriori accertamenti.
È importante che la giustizia faccia il suo corso e che venga fatta luce su un caso di violenza sessuale così grave. Inoltre, è fondamentale che la società si mobiliti per prevenire e combattere la violenza di genere, sensibilizzando le persone sulla gravità di questi reati e sul loro impatto sulla vita delle vittime.
