Aiuta una turista in ospedale e poi la violenta insieme al cugino

17 Aprile 2024 - 8:03

Aiuta una turista in ospedale e poi la violenta insieme al cugino

Due cugini palermitani di 42 e 44 anni, sono accusati di aver aggredito e violentato una donna che era giunta a Palermo dal Canada. La Canadese era giunta

nella città siciliana per andare a trovare il fidanzato ricoverato in ospedale. Ed è proprio lì che ha incontrato l’uomo che poi l’avrebbe violentata assieme a in

suo cugino. Uno di loro, inserviente in ospedale, avrebbe inizialmente aiutato la canadese indicandole il reparto dove si trovava il fidanzato. Lei, secondo

il racconto del “Corriere della Sera”, è rimasta talmente colpita dalla gentilezza di lui da lasciarsi convincere a farsi riaccompagnare al b&b in

scooter, dopo la visita al fidanzato. Ai carabinieri ha raccontato che “era gentile, simpatico, e io mi sono fidata”. I due si sono anche scambiati il

profilo Instagram. Così, una volta raggiunto l’alloggio della canadese, si sono comprati qualcosa da mangiare e sono saliti insieme in camera.

Poi sono usciti a fare un giro in moto e nel tragitto hanno incontrato il cugino dell’uomo. Tutti e tre sono tornati al b&b e a questo punto sarebbe cominciato

l’orrore. Uno dei due, ha raccontato la donna al militare, “cercava di afferrarmi e baciarmi. Io mi mettevo a ridere e gli dicevo di no. Questo è

l’ultimo ricordo preciso che ho, eravamo sul divano”. La canadese si è poi risvegliata nella sua camera, la mattina successiva, con addosso solo la

felpa “che era bagnata – dice – e avevo i capelli ricci, mentre prima di uscire li avevo allisciati, segno che qualcuno mi aveva messo sotto la doccia”.

E poi i lividi e i preservativi sparsi a terra. A questo punto ha capito quello che era successo e ha chiamato il fidanzato in ospedale e lui ha avvertito subito

i carabinieri. Il palermitano ai suoi messaggi risponde che il rapporto era stato consensuale. Ma i medici hanno riscontrato graffi e abrasioni sul corpo della

donna. Quindi, si indaga per violenza. Nel caso ci sono poi anche le intercettazioni delle mogli degli indagati, che al telefono commentano l’accaduto

cercando prove per scagionarli. “Tuo marito secondo me quando quella gli si buttò nell’ascensore ha capito che si poteva fare. E così chiamò suo cugino”, dice una

delle donne all’altra. Che risponde: “La sella del motore è veramente piccola. E’ talmente stretta che questo li stuzzicava, sicuramente per questo non

capirono più niente”. Le mogli ritengono che non sia stata violenza perché “‘sti ragazzi erano puliti e non avevano neanche un graffio”:

insomma, se si fosse trattato di stupro, la vittima si sarebbe difesa lasciando qualche segno sugli uomini. E poi: “Lui queste cose le deve dire all’avvocato

perché negli ascensori ci sono le telecamere. Lo state vedendo che lei si sta buttando di sopra. Ci sono un sacco di cose che fanno male a noi, però sono utili per la difesa”. Fonte Tgcom24.