13enne muore di obesità: la madre le ha fatto mangiare solo cibo da fast food

12 Settembre 2019 - 15:41

13enne muore di obesità: la madre le ha fatto mangiare solo cibo da fast food

13enne muore di obesità: la madre le ha fatto mangiare solo cibo da fast food

Una ragazzina inglese è morta a causa dell’obesità con la madre che “non ha fatto nulla per aiutarla”. L’adolescente di 13 anni, identificato solo come Child F1, è stato nutrita con cibo da asporto fino al giorno della sua morte dalla madre accusata di abusare emotivamente dei figli.

Una recente revisione del caso al tribunale per i minori di Manchester ha rilevato che la genitrice non è riuscita a fornire alla figlia un kit per la palestra da portare a scuola e “ha cercato di impedirle di ottenere aiuto per il suo peso”. La 13enne, descritta come “solare e amichevole”, sarebbe arrivata a chiedere agli insegnanti di non dire alla propria mamma degli esercizi fisici durante l’ora di ginnastica. Nel frattempo, la donna avrebbe nutrito la figlia con 2.000 calorie di cibo prima di pranzo, incluso cibo da asporto ad alto contenuto calorico come seconda colazione. Quando le è stato chiesto del peso della ragazzina, ha detto loro che la figlia era “pigra” e l’ha descritta come una “ciambella”.

Alla fine, la giovane è stata ricoverata in ospedale nel febbraio 2015, ma anche lì la madre si sarebbe dimostrata “aggressiva” nei confronti del personale medico e emotivamente violenta nei confronti della figlia. A distanza di qualche settimana dalle dimissioni, la 13enne è tornata in terapia intensiva, dove la sua salute “è notevolmente peggiorata”. I medici non sono stati in grado di eseguire un trapianto di cuore a causa del peso eccessivo della piccola paziente: Child F1 è morta nell’aprile di quell’anno.

È stata avviata un’indagine penale ma non sono state prese ulteriori misure. I vari professionisti (medici, infermieri, nutrizionisti e un servizio di controllo del peso) hanno descritto la sensazione di “paralisi” nel dover interagire con i genitori di Child F1. “I professionisti hanno lavorato in modo isolato, le informazioni non sono state sempre condivise, le riunioni non sono state organizzate e non è stata intrapresa alcuna valutazione olistica. Non stato facile parlare con i genitori del peso del proprio figlio e potenzialmente anche del proprio peso. È quello l’ambiente familiare in cui hanno lavorato” si legge in un rapporto. (fanpage)