Zelensky «cogl*one», Di Maio «pezzo di me*da»: bufera per i post di Gaetano Amato, candidato M5S

24 Agosto 2022 - 14:36

Zelensky «cogl*one», Di Maio «pezzo di me*da»: bufera per i post di Gaetano Amato, candidato M5S

In vista delle imminenti elezioni, l’attenzione rivolta ai profili social dei candidati è al massimo. Stavolta, a finire nel mirino delle polemiche, è Gaetano Amato. Nato nel 1957 a Castellammare di Stabia, è candidato con il Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale Campania 1-07 per la Camera dei deputati.

Amato è un attore noto per le sue apparizioni in serie televisive come «La squadra» e «Il grande Torino». Sul suo profilo Facebook, egli è solito utilizzare espressioni molto colorite nei confronti dei politici.

Ad esempio, l’attore ha insultato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, apostrofandolo «un cogl*one». Ha anche criticato Joe Biden per la sua gestione della guerra in Ucraina («fatti i caz*i tuoi e vattene affan*ulo tu e le tue armi»). Le sue offese non hanno risparmiato neppure Mario Draghi, Olaf Scholz, Boris Johnson e Emmanuel Macron, definendoli «mer*acce guerrafondaie».

Per quanto concerne i politici italiani, Amato ha risposto a un commento di un utente intento a votare Giuseppe Conte: «Tu non voti Conte, voti uno sconosciuto che potrebbe essere un pezzo di me*da come Di Maio». Inoltre, su Enrico Letta si è espresso con queste parole: «Talmente sfigato che quando passa le scale di spostano e i gatti neri si grattano le pal*e».

Nel 2014, Amato rivolse delle critiche a Rocco Casalino, allora responsabile della comunicazione del Movimento: «Come si fa a scegliere uno così come portavoce al Senato?».

Amato ha dichiarato all’Adnkronos: «Il mio linguaggio colorito? Purtroppo aveva ragione Umberto Eco. Non tutti sui social sono in grado di seguire una linea intellettiva normale, purtroppo regna la superficialità totale. Bisogna far passare dei concetti seri con un linguaggio popolare, terra-terra».

Già nel 2013, l’attore napoletano aveva destato scalpore quando aveva attaccato Ivan Scalfarotto, allora membro del Pd: «Sentire Scalfarotto dire che non vota Rodotà solo perché è stato proposto dal popolo e non scelto da lui mi fa venire voglia di andare a ricordagli a furia di schiaffoni che se prende quei soldi ogni mese è perché rappresenta il popolo e non perché è geneticamente meglio di me. Stu piezzo e m….!».