La conferenza stampa in programma per questo venerdì era forse più attesa, tra quelle organizzate periodicamente dall’Istituto Superiore di Sanità dall’inizio dell’emergenza Covid. L’Iss doveva, infatti, presentare i risultati del monitoraggio sull’andamento dell’epidemia nei primi giorni fase due.
Invece la conferenza stampa è saltata e la presentazione degli esiti dello studio è slittata a mercoledì prossimo. Un rinvio non di poco conto perché nel frattempo, nel weekend, il governo varerà il decreto che allenta ulteriormente il lockdown; da lunedì 18 maggio, la grande parte delle regioni si prepara ad alleggerire le regole sugli spostamenti e gli incontri, riaprire negozi e parrucchieri; permettere la frequentazione di bar e ristoranti.
In teoria dovrebbero essere proprio i risultati del monitoraggio sulla fase due da parte della cabina di regia composta da Iss, ministero della Salute e regioni a guidare le scelte su cosa, quando e quanto riaprire nei diversi territori.
Sempre sulla base di quei dati, si dovrebbe decidere se, al contrario, in specifiche aree è necessario un nuovo inasprimento delle misure. Ma poiché i numeri non sono stati per ora resi pubblici, non possiamo sapere quale situazione descrivono e se le scelte dei decisori pubblici saranno davvero fondate sui parametri che loro stessi avevano fissato.
“Noi vogliamo tenere la situazione sotto controllo, quindi abbiamo predisposto un meccanismo molto elaborato in cui le regioni dovranno costantemente informarci sulla curva epidemiologica dei loro territori e anche sull’adeguatezza del sistema sanitario regionale”.
Così il premier Conte spiegava, il 26 aprile scorso, come il governo intendeva tenere sotto osservazione il procedere dell’epidemia nella nuova fase che si apprestava ad aprire.
Era, infatti, quello il giorno del varo del Dpcm che dal successivo 4 maggio avrebbe per la prima volta allentato le regole anti-contagio. “Sulla base di questi parametri – spiegava Conte in conferenza stampa – interverremo quando vedremo delle situazioni critiche circoscritte territorialmente per chiudere il rubinetto. Non ci possiamo permettere un andamento che vada fuori controllo”.
Il 30 aprile, un decreto del ministero della Salute ha tradotto in pratica il meccanismo descritto dal premier. Nel testo sono fissati ventuno indicatori utili a misurare la diffusione del virus e i suoi effetti. I criteri vanno dal numero dei casi sintomatici a quello dei ricoveri. Fonte: Fanpage.