Usa l’assorbente interno e perde entrambe le gambe: la drammatica storia della modella di H&M

4 Agosto 2019 - 14:39

Usa l’assorbente interno e perde entrambe le gambe: la drammatica storia della modella di H&M

Usa l’assorbente interno e perde entrambe le gambe: la drammatica storia della modella di H&M

La storia di Lauren Wasser risale al 2012. La ragazza, una modella statunitense allora 24nne, è dovuta ricorrere all’amputazione di entrambe le gambe a causa della Sindrome da Shock Tossico, sorta per un’infezione nata dopo l’utilizzo di un tampone vaginale.

La sindrome da shock tossico è un’infezione causata dall’ingresso nel sangue dello streptococco, batterio normalmente innocuo che può, in alcuni casi, compromettere l’organismo. La causa esatta è sconosciuta ma, nella maggior parte dei casi, la si associa a un’infezione dovuta a ceppi di Staphylococcus aureus.

Si può definire una complicazione causata da un’infezione batterica. Nonostante risulti essere molto rara, può essere collegata con l’uso di tamponi superassorbenti: secondo uno studio della Yale Journal of Biology and Medicine, la carbossimetilcellulosa utilizzata crea un ambiente adatto alla proliferazione di questi batteri.

Ma dal momento che la sindrome da shock tossico colpisce solo una persona su 100mila non trova spazio tra le controindicazioni.

Lauren, dopo aver contratto l’infezione, aveva solo l’1 per cento di possibilità di sopravvivere e condurre una vita dignitosa.

Oggi è riuscita, incredibilmente, a superare questo dramma.

Lauren continua la battaglia legale contro il marchio americano Kimberly-Clark Corporation, azienda che distribuiva e produceva gli assorbenti della “Kotex Natural Balance”, quelli che indossava quando ha rischiato la morte.

Tutto ha inizio il 3 ottobre 2012, quando Lauren mette un tampone super plus, come era solita fare durante il ciclo mestruale. La giornata la trascorre in giro, ma si sente un po’ stanca e una volta a casa si sdraia a letto e dorme a lungo. Quando si sveglia ha la febbre altissima, la madre la accompagna in ospedale dove è colta da un attacco cardiaco causato da un’infezione. Si scoprirà che la causa è il tampone. Ma lo choc settico è grave, le gambe vanno in cancrena e i medici le amputano la gamba destra e parte del piede sinistro.

“Mia madre aveva capito subito che qualcosa non andava non appena ha visto che non rispondevo a nessuno dei suoi messaggi. Preoccupata, ha chiamato la polizia chiedendole di fare un controllo. Ricordo di avere sentito abbaiare forte il mio cocker spaniel, Madison. Stava cercando di svegliarmi, perché qualcuno aveva bussato alla porta. Ho gettato la felpa in giro e sono inciampata verso la porta (non avevo idea di che ora del giorno fosse).

Ho aperto la porta e ho lasciato entrare il poliziotto, che si è guardato attorno e poi mi ha detto: “Sei davvero malata. Devi chiamare tua madre perché è preoccupata per te”.

Poi, il poliziotto se ne è andato. In qualche modo sono tornata a letto. Ho chiamato mia madre, che all’epoca si trovava in un’altra contea e si stava riprendendo da un intervento chirurgico. Poteva sentire dalla mia voce che stavo male e mi chiese se avevo bisogno di un’ambulanza. Le ho detto di no e di risentirci la mattina.

Dopo, so solo cosa mi è stato detto. La polizia è venuta a fare un altro controllo e questa volta mi ha trovata a faccia in giù sul pavimento. Non rispondevo, avevo la febbre altissima, ero coperta dalle mie stesse feci e vomito. Chiamarono subito i paramedici e mi portarono di corsa all’ospedale. I dottori e le infermiere erano confusi perché ero una ragazza giovane e sana di 24 anni. Le cose hanno iniziato ad avere un senso logico quando è stato chiamato un infettivologo: sapeva che ero entrata in pronto soccorso con un tampone, e lo ha mandato subito in laboratorio per essere esaminato.

Tre giorni dopo i risultati hanno confermato segni di TSS-1 (sindrome da shock tossico). Nel frattempo, mi hanno messa in coma indotto farmacologicamente, tutti i miei organi si stavano spegnendo, la pressione sanguigna era instabile, ho avuto un infarto, la febbre era fuori controllo ed ero tenuta in vita dalle macchine.

Quando mi sono svegliata dal coma una settimana e mezzo dopo, non avevo idea di dove fossi e non ricordavo cosa fosse successo. Pesavo quasi 91 chili, un aumento significativo, dovuto alla quantità di pressori e fluidi che mi sono stati dati per stabilizzare la pressione del sangue.

In quel momento i chirurghi consigliarono di amputarmi entrambe le gambe. Ho lottato per salvarle entrambe, ma alla fine, a causa delle complicazioni, mi sono dovuta arrendere”.

Oggi Lauren è ambasciatrice per H&M e mostra con disinvoltura le sue protesi dorate.

(Tpi)