Un papà che dona un rene al figlio disabile: cronaca di una storia di coraggio e forza

3 Dicembre 2020 - 12:34

Un papà che dona un rene al figlio disabile: cronaca di una storia di coraggio e forza

Si tratta di una notizia che ha destato scalpore nel mondo scientifico della medicina, ma anche commozione nei cuori di tutti gli altri: è la storia di cui giunge l’annuncio dal policlinico di Bari. Qui, un ragazzo di 20 anni affetto da un deficit cognitivo grave associato a disturbo di cecità e sordità, ha scoperto di soffrire anche di insufficienza renale. Spesso la sorte inveisce contro una stessa vittima, con particolare recrudescenza.

Ma in questo caso, il salvatore non si è fatto attendere: abitava tra le stesse mura domestiche. Il padre del giovane, infatti, ha deciso di andare incontro ad una operazione difficilissima e molto rischiosa.

Si è trattato, infatti, di uno dei primissimi casi di trapianto di rene da persona vivente a persona con disabilità grave. La sfida ha visto protagonisti be 64 specialisti e 5 équipe.

Il ventenne era inizialmente seguito per una cura a Roma, ma, quando si è reso indispensabile il trapianto, è stato trasferito al policlinico di Bari, dove si sono immediatamente messi all’opera numerosi professionisti.

Il loro intervento è stato ampiamente elogiato da Loreto Gesualdo, coordinatore regionale di trapianti e direttore del reparto di Nefralogia Policlino di Bari. Ha messo in luce l’eccezionalità dell’evento: “Si tratta di uno dei pochi trapianti su una persona disabile sordo-cieca fatti nel mondo, sono casi rarissimi”, ha detto.

Insomma, una vittoria per i medici e una vittoria per l’umanità. Una notizia felice, finalmente, che brilla per contrasto in mezzo alle numerose notizie angoscianti legate alla pandemia.

“In questo momento in cui sembra esistere solo il Covid qui al Policlinico di Bari abbiamo realizzato un’eccezionale operazione di squadra” ha ricordato Michele Battaglia, direttore dell’unità operativo di Urologia del policlinico di Bari.

In questi ultimi tempi, molti malati non affetti da Covid sono preoccupati per le proprie condizioni, dato che spesso l’attività chirurgica si interrompe e quei pazienti si trovano in una irrevocabile situazioni di impasse, dalla quale sembra impossibile uscire. Battaglia ha giustamente sottolineato che “il diritto alla salute non è solo quello dei pazienti Covid ma anche di chi ha altre patologie non Covid che non possiamo dimenticare”.

Questa bellissima storia, che deve con onore riempire le nostre pagine di cronaca, impone di tenere a mente due promemoria di fondamentale importanza: da un lato, è assolutamente necessario promuovere i diritti di persone con disabilità, favorire la loro integrazione nel contesto sociale e difendere i loro diritti alla salute; dall’altro, è indispensabile contrastare la pandemia di Sar-Cov-2 per tutelare i più deboli, gli sfortunati, gli attualmente emarginati. Perché l’aiuto che occorre non deve essere negato a nessuno.

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