Ultim’ora Terremoto. Firenze come Durazzo: «Altre forti scosse, stesso sisma dell’Albania»
“Non possiamo parlare di scosse di assestamento, piuttosto di una sequenza che, per le sue caratteristiche, può continuare per giorni se non settimane e portarsi dietro altre decine o centinaia di terremoti”.
A parlare è Romano Camassi, ricercatore dell’Ingv della sezione di Bologna, che ha spiegato a Fanpage.it cosa sta succedendo nella zona del Mugello, in provincia di Firenze, dove questa notte è stato registrato un sisma di magnitudo 4.5, con epicentro tra i comuni di Scarperia e San Piero e Barberino del Mugello, che ha svegliato la popolazione e provocato danni agli edifici oltre che alla rete ferroviaria di mezza Italia. Nelle ultime 12 ore sono state segnalate almeno 70 scosse, ma non si può parlare di sciame sismico.
“Si è attivata una sequenza che ha avuto come evento principale, dopo una decina di scosse nella serata di ieri al limite dell’avvertimento, il sisma di 4.5 che si è registrato stanotte alle 4,37, relativamente forte, come succede spesso in quest’area. Qui abbiamo avuto una quarantina di scosse sopra la magnitudo 2, altre non tendenzialmente percepibili dalla popolazione con magnitudo inferiori ma altre ancora continuiamo a registrarne.
Chiamare sciami queste piccole sequenze significa definirle con caratteristiche determinate quando ancora non sappiamo in realtà di che tipo di fenomeno parliamo. Di certo è una sequenza come se ne vedono altre, in Italia ce ne sono in continuazione.
Anche nella zona del Mugello, relativamente pericolosa, dove si sono verificati negli anni recenti alcune scosse con caratteristiche abbastanza simili e sono tipiche manifestazioni di territori che hanno una sismicità medio-alta e che raramente nel tempo si manifestano con grandi terremoti”.
“Dobbiamo parlare di sistemi di faglie. Questo è un settore dell’Appennino settentrionale che sostanzialmente va dall’Adriatico all’Appennino ligure. In questo caso ci troviamo nel bacino del Mugello, che proprio come orografia del territorio si presenta determinato da quegli sforzi tettonici che poi producono anche i terremoti ed è la manifestazione di un processo di estensione e stiramento della crosta in questa parte dell’Appennino.
Il collegamento con i terremoti che abbiamo avuto negli anni passati nell’Italia Centrale è che appartengono allo stesso tipo di processo complessivo, cioè questa parte della catena viene stirata e si verificano terremoti con caratteristiche di questo tipo. Il motore è lo stesso, partendo dal contatto tra la placca africana e quella euroasiatica e in particolare la micropalcca che c’è tra queste due, che è la placca adriatica, che ogni tanto produce terremoti. Ma non è un evento sporadico.
Basti pensare che noi ogni giorno registriamo in media una cinquantina di scosse su tutto il territorio nazionale, anche se non sempre avvertibili dalla popolazione. Ciò a conferma del fatto che i processi geologici sono sempre attivi”.
“Sicuramente non possiamo parlare di scosse di assestamento perché non assestano nulla – ha concluso il ricercatore del’Ingv -. Il tipo di rilascio di energia che deriva da questi piccoli terremoti è quantitativamente irrilevante rispetto alle forze che possono essere prodotte in questi territori. Sequenze del genere possono continuare per giorni se non per settimane e possono portarsi dietro decine se non centinaia di terremoti.
Che poi se ne possa verificare uno più forte rientra nella possibilità delle cose. L’evoluzione di queste vicende non possiamo conoscerla neanche lontanamente. Di certo ci saranno ancora altre scosse in quel settore, sperando che sia una delle tante sequenze che si sono verificate negli ultimi anni in questo settore e che poi si esauriscono per conto loro”.
(Fonte Fanpage)