Ultim’ora: Conte ha solo 48 ore per salvare il Governo. Di Maio “mai con UDC”. Se Conte non ricuce con Renzi si va a casa

21 Gennaio 2021 - 17:48

Ultim’ora: Conte ha solo 48 ore per salvare il Governo. Di Maio “mai con UDC”. Se Conte non ricuce con Renzi si va a casa

Non c’è più tempo per Giuseppe Conte. Infatti da indiscrezioni trapelate alla stampa, sembra che il Quirinale, abbia chiesto al Premier di chiarire la situazione del Governo entro lunedì.

Inoltre bisogna trovare una soluzione prima della relazione che Alfonso Bonafede terrà mercoledì: Renzi ha già detto che i suoi senatori, sulla giustizia, voteranno contro la maggioranza. E la bocciatura della proposta del guardasigilli aprirebbe la strada a una mozione del centrodestra per sfiduciarlo.

Le opzioni per Conte

Il governo traballa e il rischio di trovarsi in minoranza a Palazzo Madama, esattamente a una settimana esatta dalla fiducia, comprometterebbe anche la permanenza di Conte a Palazzo Chigi. Quindi le opzioni sono due: o i dieci “volenterosi” si fanno avanti nei prossimi due giorni, oppure bisognerà trascorrere il weekend a ridisegnare un patto di legislatura che coinvolga Italia viva.

Le vicende giudiziarie che coinvolgono Lorenzo Cesa, leader dimissionario dell’Udc, complicano l’ingresso in maggioranza dei tre senatori centristi. Forza Italia, dopo le fuoriuscite di Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, sembrerebbe essere riuscita a tamponare le perdite.

Allora che Italia viva si segga a un tavolo per tornare a lavorare con la maggioranza è un’ipotesi che si avvicina alle esigenze di un governo di tornare ad avere i voti necessari anche nelle commissioni.

Anche perché, per Palazzo Chigi, la locuzione “incontro di cortesia” usata per definire la consultazione con Sergio Mattarella malcela l’urgenza che ha Conte nel fornire risposte alle domande del Capo dello Stato: «Non credo sia andato bene l’incontro», dice a Open una fonte dell’esecutivo.

«Il presidente della Repubblica si aspettava di ascoltare un piano definito, nei tempi e nei numeri, per allargare la maggioranza con una nuova entità politica». Quel piano, ad oggi, non c’è.

Renzi è centrale adesso

Renzi torna nel vivo della partita, anche se, «al momento, alle due ministre dimissionarie non sono arrivati segnali di apertura», dicono da Italia viva. La posizione ufficiale è che i gruppi alla Camera e al Senato sono serrati, «teniamo la posizione, a differenza delle ricostruzioni fatte sui giornali».

E la questione del senatore Eugenio Comincini? «Ci sono pulsioni diverse che emergono nelle riunioni, ed è normale che sia così. La sua situazione è un tema di cui discutiamo, ma per adesso prevale un indirizzo comune». Italia viva, come prima scelta, vuole tornare a lavorare con e nella maggioranza, «ma solo se ci sono le condizioni per un confronto sulle questioni politiche».

Allora che Italia viva si segga a un tavolo per tornare a lavorare con la maggioranza è un’ipotesi che si avvicina alle esigenze di un governo di tornare ad avere i voti necessari anche nelle commissioni. Anche perché, per Palazzo Chigi, la locuzione “incontro di cortesia” usata per definire la consultazione con Sergio Mattarella malcela l’urgenza che ha Conte nel fornire risposte alle domande del Capo dello Stato: «Non credo sia andato bene l’incontro», dice a Open una fonte dell’esecutivo.

Mattarella ha messo un freno

«Il presidente della Repubblica si aspettava di ascoltare un piano definito, nei tempi e nei numeri, per allargare la maggioranza con una nuova entità politica». Quel piano, ad oggi, non c’è. Renzi torna nel vivo della partita, anche se, «al momento, alle due ministre dimissionarie non sono arrivati segnali di apertura», dicono da Italia viva.

La posizione ufficiale è che i gruppi alla Camera e al Senato sono serrati, «teniamo la posizione, a differenza delle ricostruzioni fatte sui giornali». E la questione del senatore Eugenio Comincini? «Ci sono pulsioni diverse che emergono nelle riunioni, ed è normale che sia così. La sua situazione è un tema di cui discutiamo, ma per adesso prevale un indirizzo comune». Italia viva, come prima scelta, vuole tornare a lavorare con e nella maggioranza, «ma solo se ci sono le condizioni per un confronto sulle questioni politiche».

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