Il settore edilizio scende in piazza:” Siamo stanchi, se ci fermiamo noi, si ferma l’Italia! “

17 Maggio 2022 - 18:07

Il giorno 18 maggio alle ore 10 in Piazza della Repubblica Roma è indetta una manifestazione organizzata dalle Associazioni C.A.N.D.E. Class Action Nazionale Edilizia, Atc Associazione Tecnici e Costruttori, Faci, Partitalia, Le Partite Iva, Edil Consi, Imprese edili, Tecnici e Professionisti del Settore Edile, Commercialisti, Committenti e Amministratori di Condominio.

Essa è una manifestazione di protesta contro le azioni del Governo italiano nei confronti della filiera edile in merito al Superbonus 110 e tutti i Bonus Fiscali oggetto di Sconto in fattura ai sensi del DL 34/2020.

Il Superbonus110, infatti, si è trasformato da incentivo fiscale a manovra rovinosa per il comparto edile. Prosegue il percorso di alti e bassi, di parole e ripensamenti, di decreti che cambiano giornalmente da due anni a questa parte. In gioco, il futuro di tante imprese e dei loro dipendenti. Le modifiche continue alla normativa, in particolare per quanto concerne la cessione dei crediti, peraltro con effetto retroattivo, hanno generato un circolo vizioso che sta portando tecnici e imprese sull’orlo di un precipizio.

Come se non bastasse, si aggiunge un’altra spada di Damocle sul collo delle imprese. Stiamo parlando del recentissimo requisito richiesto per lavori di una certa entità: essere in possesso della SOA, certificazione fino a ieri richiesta solo per la partecipazione a bandi pubblici e che dal 2023 sarà necessaria anche per i lavori relativi ai Bonus casa. Una vera follia che potrebbe spazzare via dal mercato del lavoro tante piccole e medie imprese.

In Italia (le associazioni di cui sopra) sostengono che gli operatori del settore hanno fatto l’errore di credere in una legge dello stato, hanno investito le proprie risorse per dare inizio ad importanti lavori di riqualificazione edile anticipando le spese e i costi degli interventi e oggi si ritrovano ad un passo dal fallimento con i cassetti fiscali pieni di crediti d’ imposta, che per colpa delle modifiche (anche retroattive) del governo, risultano essere carta straccia con l’impossibilità di essere monetizzati.

È da novembre con l’emanazione del Decreto antifrodi e in seguito con le successive continue modifiche, che Imprese, Professionisti, Committenti privati non riescono a monetizzare i crediti fiscali ottenuti in cambio del lavoro svolto onestamente.

Tutti gli istituti di credito le assicurazioni stanno chiudendo di fatto le acquisizioni dei crediti fiscali, portando allo sbando l’intera filiera edile. Imprenditori professionisti non riescono più a portare avanti le commesse acquisite arrivando al paradosso del fallimento e non sono in grado di pagare o compensare gli oneri fiscali e contributivi.

Ci sono inoltre imprenditori che pur di pagare il personale operaio, stanno ponendo in svendita i crediti fiscali con sconti del 30/40% del loro valore nominale, facendo di fatto crollare il valore del credito fiscale, e regalando il proprio lavoro ad holding finanziarie.

Inoltre, le associazioni proseguono con il dire:” è quindi diventato vitale per tutti noi avviare una mobilitazione e intraprendere iniziative di gruppo incisive, volte a catturare l’attenzione della politica della stampa dell’opinione pubblica, per sollecitare correttivi che ci consentano quantomeno di completare i lavori iniziati, facendo affidamento sulla normativa così com’era stata concepita prima delle innumerevoli modifiche. Il parlamento italiano ha il dovere di ascoltare le nostre esigenze, pena l’interruzione, entro la fine di maggio, di tutti i cantieri in corso d’opera, con conseguente messa in cassa integrazione degli operai e l’impossibilità per tanti condomini e singole unità abitative di poter ottenere l’agognato incentivo fiscale.”

Sono necessari urgenti provvedimenti in quanto è a rischio un intero settore, un settore in crisi da oltre un ventennio, che rischia un totale crollo con importanti ricadute dell’economia Nazionale oramai già in bilico con l’aggravarsi del conflitto ucraino.

Infine, concludono affermando:” Siamo stanchi di essere additati come truffatori dalla stampa… Se ci fermiamo noi, si ferma l’Italia.”

  •