Saman Abbas : ci fu un “summit” in famiglia per decidere come e quando ” farla a pezzi”

28 Agosto 2021 - 15:36

Saman Abbas : ci fu un “summit” in famiglia per decidere come e quando ” farla a pezzi”

La sera prima della scomparsa,
i familiari di Saman , si sarebbero riuniti per pianificare ,i dettagli ,
del delitto.

Il movente dell’omicidio, secondo il tribunale del Riesame, è da ricondurre, al rifiuto ,delle nozze combinate.

“La faccio a pezzi piccoli, e se volete porto anch’io a Guastalla, buttiamo là”.

Sarebbe questo il contenuto choc ,
di alcune dichiarazioni, rese dal fratello di Saman Abbas.

La 18enne pakistana ,di cui ,
non si hanno più notizie ,
dallo scorso aprile, nel corso dell’incidente probatorio in Procura ,
a Reggio Emilia.

Il ragazzo ,ha rivelato,
agli inquirenti che, il giorno precedente alla scomparsa, in casa Abbas si sarebbe tenuta una “riunione familiare”, per pianificare ,
i dettagli del delitto.

Intanto, secondo il tribunale del Riesame di Bologna, il movente dell’omicidio ,sottenderebbe il rifiuto del matrimonio combinato ,che “affonda in una temibile sinergia ,si legge nell’ordinanza , tra i precetti religiosi e ,i dettami della tradizione locali”.

La premeditazione, già avvalorata dai video, che immortalerebbero ,
alcuni membri del clan Abbas ,
aggirarsi con fare sospetto ,nelle campagne di Novellara ,il giorno della scomparsa.

Troverebbe ulteriore riscontro ,
in alcune dichiarazioni rese ai pm ,
dal fratello minore della 18enne.

Il ragazzo avrebbe riferito ,
di una “riunione familiare” ,
tenutasi la sera del 30 aprile,
in cui sarebbero stati definiti i dettagli del piano delittuoso.

All’incontro avrebbero partecipato,
lo zio della giovane, Danish Hasnain,
i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.

Uno dei partecipanti ,si sarebbe proposto di farsi carico ,
della sepoltura del cadavere.

“Ha detto: ‘Io faccio piccoli pezzi e se volete, porto anch’io a Guastalla, dichiara il fratello di Saman,
buttiamo là, perché così non va bene”.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Saman Abbas ,sarebbe stata vittima ,di una congiura familiare ,
dopo aver rifiutato le nozze combinate, con cugino in Pakistan.

Il movente dell’omicidio “affonda in una temibile sinergia , si legge nel testo dell’ordinanza ,tra i precetti religiosi e i dettami della tradizione locali.

La 18enne, ospite in una struttura protetta , dopo la denuncia ,
di induzione al matrimonio, aveva affidato le sue preoccupazioni ai carabinieri.

“Parlando con mia madre le dicevo:
‘Dai mamma, tu sei una mamma, lui è troppo grande per me, , aveva raccontato la ragazza ai militari dell’Arma,
lo scorso 3 febbraio ,anche lui non vuole sposarsi con me’.
Lei mi rispondeva ,che non è una decisione mia”.

“Dal primo momento in cui ho saputo che la loro intenzione ,era quella ,
di farmi sposare con mio cugino, io ho detto di non volerlo fare”, spiegava Saman ai carabinieri.

Poi, il racconto delle violenze subite dal padre Shabbar:

“Le reazioni di mio padre erano violente a livello fisico.
Mi picchiava.

Una volta, 5 mesi fa, ha lanciato un coltello, nella mia direzione ,
e non ha colpito me, ma mio fratello ,
che aveva 15 anni, ferendolo a una mano.

Mi picchiava perché io volevo andare a scuola, ma lui non voleva”.

Per il tribunale ,del Riesame di Bologna, la partenza improvvisa, è “priva di qualsiasi spiegazione ,
se non strettamente motivata ,
dalla corresponsabilità nell’omicidio,
e dalla conseguente necessità ,
di sottrarsi al perseguimento di tale delitto”. Ma non è tutto.

La spiegazione fornita da Ikram ,
al video in cui ,sarebbe stato immortalato , con il piede di porco, e la pala ,la sera dell’omicidio .

È stata smentita dal datore di lavoro e un’altra testimone.

Il cugino di Saman, interrogato dopo la cattura, aveva raccontato che l’attrezzatura gli sarebbe servita ,
per la pulizia di una canalina.

Dunque, i giudici bolognesi
hanno confermato l’ordinanza ,
del gip respingendo ,la richiesta ,
di scarcerazione formulata dal legale del pakistano.

“Non è emerso il benché minimo senso di commozione ,per la terribile sorte, della povera giovane che pure è una sua parente, il benché minimo rimprovero per chi un tale gesto ha compiuto.

Si legge ancora ,nel testo dell’ordinanza, né il minimo dubbio sulla correttezza etica ,
di quei dettami della tradizione.

Ikram Ijaz “si è posto freddamente ,
e fedelmente al servizio,
di un feroce assassino ,
mosso dalla tradizione culturale e religiosa che lui stesso condivide”.