Muore travolto dal bancale: stava rubando bottiglie d’acqua. La macabra ironia social: «Se “l’ha” cercata»

21 Aprile 2022 - 13:36

Muore travolto dal bancale: stava rubando bottiglie d’acqua. La macabra ironia social: «Se “l’ha” cercata»

È morto il giorno di Pasquetta cercando di rubare delle bottigliette d’acqua dal retro di un supermercato.

Questa la tragedia avvenuta a un 47enne a Cattolica, in provincia di Rimini,
che è stato travolto da un bancale
di 9 quintali.

Ma sui social i cittadini commentano
in modo inquietante contro la vittima, con una sadica ironia ed emoticon fuori luogo.

Così il vice sindaco di Rimini,
Chiara Bellini, ha preso le difese della vittima.

I leoni da tastiera l’hanno fatta indignare e si è scagliata con ferocia contro chi, invece di provare compassione e pietà, ha scatenato il peggio sfoggiando «un registro di volgarità, disumanità e violenze verbali di ogni tipo».

«Davanti a una persona morta,
Bellini. Senza più pietà, in uno scenario di impoverimento anche linguistico che non è mai solo una questione personale, ma anche e soprattutto di etica democratica o più brutalmente di cosa stiamo diventando e siamo già diventati».

Bellini riporta anche un estratto
di quanto è stato pubblicato, senza troppe riserve, sui social contro Umberto Sorrentino, la vittima, un disoccupato, filmato dalle telecamere
di videosorveglianza del supermercato mentre cerca di appropriarsi delle bottiglie e viene schiacciato. 

Ecco alcuni dei commenti degli utenti online che l’amministratrice comunale ha voluto citare:

«L’ennesima morte sul “lavoro”», «altissima purissima levissima»,
«se l’ha proprio cercata’ (sì, avete letto bene, proprio così …”se l’ha…”)», e poi un susseguirsi di faccine sorridenti e pollici in su, qua e là inframezzato dal classico «basta buonismo»,scrive il vicesindaco
che commenta.

Un crescendo indegno di accanimento insensato.

Per Bellini, che precisa come ha riportato «per pudore e sintesi solo una piccola parte», si tratta di «un bieco frasario dell’orrore».

«Viene da chiedersi da dove provenga questo livore spropositato, ma soprattutto, da interrogarsi per capire i motivi della deriva di una società che non esita neanche più un secondo a condividere pubblicamente parole che non si sa da quale antro personale provengano».

Per Bellini: «La pietà, o la compassione si sono tramutate, prima nel linguaggio e poi nei comportamenti, in una ricerca ossessiva dello ‘star bene da soli’, senza gli altri, anzi, contro gli altri».

Un odio che va combattuto «per sradicare modelli culturali violenti, ma anche per dare rispetto alla vita umana e un senso al sentirsi e percepirsi come comunità».