Uccisa dal padre perché «troppo occidentale». Poi la foto strappata dalla lapide. La triste storia di Hina Saleem

18 Novembre 2018 - 12:12

Uccisa dal padre perché «troppo occidentale». Poi la foto strappata dalla lapide. La triste storia di Hina Saleem

Uccisa dal padre perché «troppo occidentale». Poi la foto strappata dalla lapide. La triste storia di Hina Saleem

Il volto e la storia di Hina Saleem sono impressi nella memoria degli italiani. Il suo dramma colpì l’opinione pubblica per quella morte assurda per mano della sua stessa famiglia, che le strappava la vita perché non era una musulmana devota e obbediente. La colpa di Hina,uccisa 12 anni fa a Ponte Zanano di Sarezzo in provincia di Brescia, è stata quella di voler vivere all’occidentale.

E per Hina non c’è pace neanche da morta. La foto della lapide, messa da un benefattore anonimo, è stata rimossa  dal fratello Suleman. «Non andava bene, non era una fotografia rispettosa» – spiega «noi non potevamo permetterci una lapide: a casa siamo in quindici tra parenti e bambini e lavoriamo solo io, che faccio il corriere, e mia madre». Ringrazia, dunque il benefattore, ma precisa che l’immagine della sorella scelta non andava bene. L’Islam non ammette ritratti dei morti, ma Suleman si mostra più aperto e possibilista: «Sceglierò un’immagine più adeguata e decorosa per ricordare mia sorella, una in cui appare più coperta… Vede, è un po’ come quando vuoi andate in chiesa, mica lo fate in ciabatte e pantaloncini. Ci sono entrato anch’io in una chiesa, sa? Facevo il grest, da ragazzino. E ricordo bene che il parroco ci diceva di coprirci. Il principio è lo stesso: il ritratto di Hina che c’era sulla sua tomba non era rispettoso».

Nella foto, diventata familiare per molti, la ragazza ha la pancia e le spalle scoperte, una canottiera fucsia che lascia intravedere il seno e la scollatura e i riccioli neri sciolti. Il benefattore aveva fatto incidere ancune una stella, la luna e una dedica: «La tua famiglia».
La ragazza è stata uccisa dalla sua famiglia nell’estate 2006, quando aveva vent’anni. Il padre l’ha accoltellata a morte prima di seppellirla con l’aiuto di alcuni parenti nel giardino di casa, con il capo rivolto verso la Mecca. Hina adesso riposa nel cimitero Vantiniano, in città. Quando Hina fu massacrata e sotterrata in giardino Suleman era in Pakistan con la madre Bushra. Per la Cassazione non fu integralismo religioso ma «un patologico e distorto rapporto di possesso parentale». La ragazza voleva essere come tutte le sue amiche italiane e aveva scelto uno stile di vita opposto a quello imposto dal padre: conviveva con un fidanzato bresciano, indossava i jeans, le piaceva bere qualcosa ogni tanto o accendersi una sigaretta.  (Leggo)