Tumore ai polmoni, non è colpa delle sigarette: «Nelle nostre case gas c’è un radioattivo»

29 Ottobre 2018 - 12:22

Tumore ai polmoni, non è colpa delle sigarette: «Nelle nostre case gas c’è un radioattivo»

Tumore ai polmoni, non è colpa delle sigarette: «Nelle nostre case gas c’è un radioattivo»

È un potenziale “serial killer” ma è invisibile, inodore e insapore. In pochi sanno che nuoce alla salute quasi quanto il fumo di sigaretta perché è tra le cause principali di tumore al pomone. Se n’è parlato al Convegno Nazionale “Radon rischio geologico dalla terra un pericolo invisibile per la salute: quanti lo conoscono?”, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi, presso la sede del CNR di Roma.

Il radon è un gas nobile radioattivo naturale. Secondo Nicola Rotolo, chirurgo del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi dell’Insubria, «il cancro del polmone è la prima causa di morte per neoplasia nell’uomo: le stime registrano un’incidenza di tale malattia in Italia di circa 40.000 nuovi casi ogni anno (11% di tutte le diagnosi di tumore nella popolazione)».

«Negli ultimi anni – continua il medico – si è registrato un aumento di casi anche nelle donne fumatrici. Da questi numeri, si deduce come nel corso della vita, un uomo su dieci rischia di ammalarsi di cancro del polmone. La mortalità dovuta al cancro del polmone è molto alta: si registrano in Italia circa 35.000 decessi ogni anno, la sopravvivenza a 5 anni dei portatori di questa malattia è del 13%».

«Il più importante fattore di rischio – spiega Rotolo – è il fumo di sigaretta e il secondo, ormai accertato da numerosi studi scientifici eseguiti su larga scala, è l’esposizione al radon (fattore indoor) che incide nel 10% dei casi di tumore del polmone. Studi epidemiologici confermano che il radon nelle abitazioni aumenta il rischio di cancro del polmone, incremento stimato in un range tra il 3% e il 14% (in relazione alla concentrazione media del radon nel luogo di esposizione). Inoltre si è osservato che il rischio di cancro di polmone nei soggetti esposti al radon aumenta esponenzialmente nei fumatori. La mortalità per cancro del polmone attribuito al radon in Italia è stimata essere intorno ai 5000 casi circa (3500 – 5000) su 35.000 morti per cancro del polmone. Un’arma importante, al momento, in mano agli operatori sanitari (chirurghi e oncologi) è la diagnosi precoce che ha lo scopo di diagnosticare la neoplasia in una fase asintomatica e le cure, chirurgiche ai primi stadi, permettono di ottenere una sopravvivenza a 5 anni al di sopra dell’80%».

«Il radon è un gas radioattivo che si lega al particolato presente negli ambienti indoor e grazie a questo si deposita a livello dei bronchi, bronchioli e alveoli polmonari. Se inalato, avendo una sua emivita, inizia a decadere rilasciando radiazioni, le più note quelle alfa, che possono interagire con il DNA cellulare delle cellule circostanti e modificarlo, dando il via al tumore. Nel caso di esposizione al gas radon, il tumore al polmone ha un’incidenza, in Italia, del 10 per cento di tutti i tumori polmonari, con circa 3200 casi all’anno», dichiara Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale.

«Il problema radon è da ascrivere al campo dei rischi geologici poiché la geologia locale, l’interazione tra edificio e sito e l’uso di particolari materiali da costruzione naturali sono gli elementi più rilevanti ai fini della valutazione dell’influenza del radon sulla qualità dell’aria interna alle abitazioni e agli edifici». È quanto si legge nel documento prodotto dalla Commissione Ambiente del CNG dove si sottolinea come «sinora, il problema dell’inquinamento indoor da radon nel nostro Paese è stato gestito da due figure professionali: i medici per l’aspetto sanitario, epidemiologico e i fisici per l’aspetto tecnico legato alle operazioni di misura».

Ai fini della prevenzione per ridurre o eliminare l’esposizione della popolazione al radon, i geologi rivestono un ruolo fondamentale per procedere alla mappatura delle concentrazioni del gas e per far dotare tutte le regioni d’Italia di un piano di monitoraggio capillare sulle radiazioni da radon. L’importanza della figura del geologo è data, a differenza dell’Italia, dai paesi esteri nei quali le mappe di rischio sono redatte dai competenti servizi geologici. Vincenzo Giovine, Vice Presidente e Coordinatore della Commissione Ambiente del Consiglio Nazionale dei Geologi: «La geologia, scienza che studia la natura del sottosuolo, può contribuire in maniera fondamentale nella riduzione dei rischi causati da tale gas. Uno studio geologico, condotto a livello territoriale basato sulla distribuzione litologica e stratigrafica dei terreni, permette di definire le aree a maggiore concentrazione di radon. Dalla conoscenza della distribuzione areale e delle concentrazioni è possibile procedere a una programmazione degli interventi utili a mitigare gli effetti dannosi di questo gas. A livello macroscopico, si può indirizzare l’espansione urbanistica verso aree a minor concentrazione e, quindi, a minor rischio, mentre a livello puntuale di singole abitazioni o fabbricati, dopo opportune misurazioni, si possono fornire informazioni che permettano di utilizzare i sistemi più idonei a ridurre e minimizzare la pericolosità del radon. In Italia, considerata la carente situazione a livello di estensione degli studi territoriali, occorre procedere a una mappatura completa del territorio nazionale al fine di completare il quadro delle conoscenze per poi operare, in modo mirato, a porre rimedio al problema». (Leggo)