TRAGEDIA. L’ambulanza non arriva in tempo e Vito muore a 48 anni

30 Aprile 2019 - 14:34

TRAGEDIA. L’ambulanza non arriva in tempo e Vito muore a 48 anni

TRAGEDIA. L’ambulanza non arriva in tempo e Vito muore a 48 anni

Il presunto infarto, la corsa in guardia medica e la morte in attesa di un’ambulanza. Questo, in breve, è quello che è successo a Vito D’Amanti, 48 anni, maresciallo dell’aeronautica militare, ennesima vittima di un presunto caso di malasanità. In guardia medica ad Acate, in provincia di Ragusa, Vito D’Amanti era arrivato dopo aver accusato i sintomi tipici dell’infarto, la diagnosi era stata subito chiara. Ma l’ambulanza deve arrivare da Comiso: un’attesa troppo lunga.

Nella struttura sanitaria, inoltre, era presente un defibrillatore vecchio e obsoleto, con il quale non è stato possibile aiutare la vittima durante l’attesa. Poco prima di arrivare in guardia medica, Vito, come spesso faceva, aveva disputato una partita di calcetto con gli amici. Quando l’ambulanza è arrivata, Vito D’Amanti era già morto.

I funerali verranno celebrati oggi alle 15,30 nella chiesa dei testimoni di Geova. In molti sui social hanno mostrato la vicinanza alla famiglia di Vito D’Amanti, provando disgusto per quanto accaduto: un ritardo inatteso, costato la vita a un uomo.

L’infarto del miocardio (o miocardico) si verifica quando un trombo (coagulo di sangue) interrompe improvvisamente il flusso di sangue all’interno di un’arteria coronaria (vaso sanguigno che porta il sangue ad una parte del muscolo cardiaco). L’interruzione del flusso sanguigno diretto al cuore, con il protrarsi dei minuti ed ore può danneggiare o distruggere (necrosi) una parte del muscolo cardiaco (miocardio).

Tuttavia, se il flusso sanguigno viene ripristinato in tempi brevi, il danno al cuore può essere limitato o addirittura evitato. Un infarto del miocardio, anche chiamato attacco cardiaco, può essere fatale. Questo succede per lo più quando le persone confondono i loro sintomi con una malattia meno grave, come l’indigestione, e ritardano l’accesso in ospedale.

Dunque, per ridurre la mortalità è fondamentale che il paziente o i familiari riconoscano prontamente i sintomi al fine di attivare i soccorsi e le relative strategie terapeutiche urgenti (farmacologica e soprattutto riperfusione meccanica con angioplastica).

L’età media delle persone colpite da infarto negli ultimi anni si è abbassata notevolmente, il dato infatti, scende dai 64 ai 60 anni di età. Tuttavia, la casistica degli under 50 vittime di attacco di cuore è sempre più ampia. L’infarto è una di quelle malattie che colpisce senza troppi preavvisi, o meglio, bisogna essere bravi ad anticiparne i sintomi, magari anche con una prevenzione mirata.

In Italia sono decine di migliaia le persone che ogni anno muoiono per infarto miocardico acuto. Le placche ateromasiche si formano precocemente, soprattutto con l’avanzare dell’età, aumentando progressivamente di spessore inizialmente senza dare sintomatologia ben definita. In una fase più tardiva insorgono le cardiopatie acute o croniche. ll dato allarmante arriva da uno studio americano, sempre più “giovani” vengono colpiti da infarto. Prevenirlo è possibile, bisogna imparare ad “ascoltare” il proprio corpo. (Caffeina)