Il suo arrivo era previsto a metà aprile. La mamma l’avrebbe dato alla luce con un parto cesareo programmato in ospedale a Rovigo. Invece il piccolo Luca (nome di fantasia) ha emesso il suo primo flebile vagito in un’ambulanza che correva a sirene spiegate in autostrada all’altezza di Monselice, nato podalico a sole 26 settimane il 9 gennaio.
La madre si era rivolta al pronto soccorso polesano perché si sentiva male e dopo una lunga attesa, più di un’ora, è stata fatta salire sull’ambulanza: i medici dell’ospedale di Rovigo avevano pensato fosse meglio che il caso venisse seguito a Padova. La donna, però, era già in travaglio tanto che in sala parto al Giustinianeo non ci sarebbe mai arrivata. E se già un parto prematuro e podalico è pericoloso fatto in sicurezza in ospedale, lo è ancor di più se avviene in un’ambulanza lanciata in corsa in autostrada: Luca è grave, ricoverato in terapia intensiva neonatale, con entrambe le braccia fratturate, una menomazione funzionale alla mano destra, numerosi ematomi di cui due al collo, quattro al cervello e uno al cervelletto. Il piccolo, nato solo di un chilo e 200 grammi, lotta per sopravvivere. E la madre è certa: «Il nostro è un caso di negligenza ospedaliera». Così la donna si è rivolta ai carabinieri di Padova, dov’è ricoverato ora il suo bimbo, per presentare denuncia contro i medici rodigini.