Ha sollevato l’indignazione del vescovo di Acerra l’ennesima morte di un ragazzo, di 24 anni; stroncato da un terribile tumore nella città simbolo della Terra dei Fuochi. Ieri Antonio Di Donna ha raccontato la tragica vicenda e rilanciato la sua crociata «sull’ormai dimenticata questione ambientale».
Una storia raccapricciante quella di Stefano Sorano; stroncato nove giorni fa a soli 24 anni da un sarcoma polmonare, che lo ha strappato alla vita nello spazio alcuni mesi. La sua agonia si è consumata nel cinismo scaturito dalle precauzioni dovute alla pandemia;
il medico di base, rivendicando al telefono la necessità di non potersi muovere a causa del rischio di infettarsi, si sarebbe rifiutato; come denunciano i familiari di Stefano, di visitare il ragazzo durante i suoi ultimi giorni di vita; mentre straziato dal male si spegneva inesorabilmente sotto gli occhi del papà e dei fratelli.
I parenti volevano fargli praticare la terapia del dolore. Non è stato possibile. «L’hanno abbandonato», ha denunciato il vescovo durante la messa in cattedrale, rimasta come di consueto priva di fedeli a causa dei divieti anti-contagio.
Il prelato ha puntato il dito contro il fatto che il Covid 19 sta oscurando la richiesta incessante di terapie da parte di tutti coloro che sono affetti da altre malattie, tumori e cardiopatie al primo posto. «Non ha fatto notizia la morte di questo giovane brillante, laureato, molto bravo – l’omelia di Antonio Di Donna – come le altre morti di ragazzi negli anni e nei mesi passati».
Nel giugno del 2018 il vescovo fece stilare un elenco dei bambini e dei giovani morti di cancro nella sua diocesi, che comprende i comuni di Acerra, una parte del comune di Casalnuovo e i comuni casertani di San Felice a Cancello, Arienzo, Santa Maria a Vico e Cervino.
Fu un’iniziativa scioccante. Centinaia di nomi furono fatti scorrere su un maxischermo installato davanti all’altare del duomo. E ora per il vescovo arriva il momento della denuncia. «Hanno abbandonato Stefano».
Il mio appello è che gli ospedali ritornino al più presto alla normalità». Un appello anche ai medici di base. «Forse comprendiamo – ha puntualizzato Di Donna – che a causa di questa emergenza siano state sospese visite e terapie, anche di malati gravi. Ma questo deve finire. Si riprendano nelle nostre terre e negli ospedali le terapie, le visite dei medici, la vicinanza agli ammalati di tumore». Fonte: Leggo.