Svolta Caso Ragusa: «Roberta uccisa dal marito. 20 anni per Logli»

11 Luglio 2019 - 9:48

Svolta Caso Ragusa: «Roberta uccisa dal marito. 20 anni per Logli»

Svolta Caso Ragusa: «Roberta uccisa dal marito. 20 anni per Logli»

Confermata la condanna a 20 anni per Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, accusato dell’omicidio e della distruzione del cadavere della moglie. Roberta scomparve sette anni fa, tra il 13 e il 14 gennaio 2012. La Suprema Corte questa sera ha considerato inammissibile il ricorso della difesa dell’imputato e ha reso definitivo il verdetto emesso il 14 maggio 2018 dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze.

«Sono disperato», avrebbe detto in lacrime Antonio Logli, riferisce il suo legale, Roberto Cavani. «Antonio è comunque una persona forte, dobbiamo stargli vicino», ha aggiunto Cavani.  «Non è giusto, non è giusto», ha urlato invece Sara Calzolaio, la compagna di Logli, dalla finestra della camera del b&b dove ha trascorso la giornata con Antonio e sua figlia Alessia. Una durissima reazione alla sentenza di condanna. Antonio Logli poco dopo la sentenza è entrato nel carcere di Livorno.

Familiari in lacrime dopo la lettura della sentenza dei giudici della I sezione della corte di Cassazione che conferma la condanna stabilita dalla Corte di Appello il 14 maggio 2018. «Finalmente si smetterà di dire che mia cugina era in giro a divertirsi. Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione. Giustizia è fatta». Così i parenti di Roberta Ragusa, visibilmente commossi, hanno accolto il verdetto.

Roberta scomparve dalla sua casa di Gello, nel comune di San Giuliano Terme (Pisa) e non fu mai più ritrovata. Oggi c’era stata la requisitoria del PG della Cassazione, Luigi Birritteri, che aveva chiesto la conferma della condanna a 20 anni di carcere per Logli. Nella requisitoria, il Pg si è soffermato sulla testimonianza di Loris Gozi, il vicino della famiglia Logli, che aveva riferito di aver visto una persona, dalla sagoma simile a quella di Logli, litigare con una donna prima che entrambi salissero in macchina. Per il magistrato che rappresenta l’accusa «è certo che quella notte sono stati visti un uomo e una donna litigare e salire in un’auto dello stesso tipo di quella in uso alla famiglia Logli». Per Birritteri qualsiasi ipotesi alternativa alla ricostruzione fatta dai giudici di merito «sarebbe inverosimile».

«Premesso che il processo, per il pubblico ministero, non è mai competizione, c’è in questo momento, per il nostro ufficio, solo la consapevolezza di una ricostruzione che ha superato tutti e tre i gradi di giudizio». Lo ha detto il procuratore di Pisa Alessandro Crini commettendo la sentenza di condanna a vent’anni di carcere di Antonio Logli. (Leggo)