Statali, addio badge: impronte digitali anti-furbetti. Arriva la nuova normativa
Gli ultimi ad essere scoperti sono stati quei dipendenti dell’ospedale di Molfetta che timbravano il badge e poi uscivano per sbrigare le proprie faccende. Un bel numero, tanto da formare un piccolo esercito di infedeli. Ma prima di loro sono stati centinaia i dipendenti pubblici denunciati per assenteismo.
Da ieri però è in vigore il decreto Concretezza che contiene, fra l’altro, norme per la prevenzione del fenomeno dei cosiddetti furbetti del cartellino. I controlli saranno severi: per entrare in ufficio il dipendente pubblico dovrà fornire la propria impronta digitale e, a scanso di equivoci, la scena sarà ripresa da telecamere.
Per assicurare la riservatezza dei dati, tutto sarà criptato e trasformato in codici alfanumerici. Le nuove norme riguarderanno tutti i dipendenti pubblici, sia le amministrazioni centrali che quelle locali.
Restano esclusi gli insegnanti per cui fa fede il registro di classe. Stesso discorso per prefetti, magistrati e forze dell’ordine, mentre il provvedimento verrà applicato ai dirigenti scolastici anche se per loro ci sarà un decreto apposito. Perché le norme diventino davvero effettive c’è bisogno ancora del regolamento attuativo.
Il ministro della PA Giulia Bongiorno garantisce che è tutto pronto ed è stato già inviato al Garante della Privacy, che ha già espresso alcuni dubbi.
Bongiorno ha più volte rassicurato, ricordando che ci sono amministrazioni che già stanno utilizzando il nuovo metodo, come l’ospedale Cardarelli di Napoli o il Ruggi D’Aragona a Salerno.
«Fino ad oggi, di fatto ha detto il ministro la facevano franca in troppi; adesso, con le impronte digitali e la videosorveglianza, preveniamo il fenomeno. E’ finita l’epoca delle truffe». La nuova legge non piace invece ai sindacati che la definiscono umiliante.
«Bisognerebbe evitare commenta il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga – di alimentare un clima di sfiducia nel lavoro pubblico, costruito sugli sbagli di pochissimi, tutelando, piuttosto, il benessere organizzativo e l’immagine di chi svolge la propria attività al servizio del Paese». (Leggo)