Sorelline morte, l’esperto accusa: l’albero era malato

1 Settembre 2020 - 12:43

Sorelline morte, l’esperto accusa: l’albero era malato

L’albero che ha ucciso Jannat e Malak Lassiri era malato. Lo dice Pierfrancesco Malandrino, dottore forestale e arboricoltore oltre che consulente degli Aeroporti di Roma, che ha spiegato all’Agi le sue convinzioni. Secondo le quali non ci sarebbe il maltempo alla base della . Bensì le precarie condizioni dell’albero: non bastano vento e pioggia a spiegarne il crollo.

LE PAROLE DI MALANDRINO

«Con ogni probabilità un occhio attento si sarebbe accorto dello stato della pianta, che era mal curata – ha spiegato l’esperto -. Gli alberi non parlano ma danno dei segnali. È probabile che la chioma sia stata duramente capitozzata. Di conseguenza l’apparato radicale era danneggiato. E lo si vede già dalle immagini. Infine i danni non risparmiavano nemmeno il colletto».

«RADICI MARCE E DANNEGGIATE»

L’esperto prosegue la sua analisi. «Alla base ci sono spesso radici marce e danneggiate. A dare le risposte definitive sarà la magistratura – precisa Malandrino – dopo che avrà chiesto al gestore del campeggio se qualche tecnico avesse esaminato gli alberi nel corso degli anni». E inoltre sarà necessaria una consulenza di un esperto della materia per esaminare quello che resta del tronco. Già ad una prima analisi, però, è possibile evidenziare che «la pianta era stata fortemente potata. Con tutta probabilità sarà stata eseguita quella che in termine tecnico si chiama capitozzatura», ovvero un taglio indiscriminato della parte più alta. «Una pratica diffusa, ma fortemente sbagliata, che nasce dalla convinzione errata che più si pota meglio è».

LE INDAGINI

Intanto, proseguono le indagini degli inquirenti per cercare di ricostruire la dinamica di quanto successo.

IL FATALE RINVIO

Tra l’altro si è saputo un particolare che aumenta il dolore dei genitori. La famiglia Lassiri avrebbe infatti dovuto far rientro a Torino proprio sabato sera. Ma il maltempo li aveva costretti a rinviare il viaggio di ritorno. Una tragedia nella tragedia, di cui forse solo il tempo potrà ridurre gli effetti. Adesso c’è solo il dolore dei familiari.