Arriva una notizia alquanto clamorosa da Potere al Popolo, il partito di estrema sinistra che da molti anni è presente alle elezioni amministrative e politiche: sarebbero stati spiati dall’interno da un presunto agente di polizia spacciatosi per attivista.
A diffondere la notizia è stata Fanpage.it, che attraverso il portavoce nazionale di Potere al Popolo, Giuliano Granato sarebbe venuta a conoscenza dell’infiltrato all’interno del partito. Granato avrebbe infatti riferito che il ragazzo, un 21enne, uscito dalla scuola di polizia nel 2023, sarebbe entrato in PaP presentandosi come studente fuorisede.
Una volta entrato nelle file del partito, il ragazzo avrebbe partecipato a numerose iniziative ed incontri, fino al momento in cui sarebbe stato scoperto.
Il ragazzo infatti avrebbe iniziato a destare sospetti quando sarebbe stato visto all’interno di un ristorante durante un incontro. Approfondendo le indagini si è scoperto, grazie agli archivi dei concorsi di polizia che il 21enne aveva vinto il suddetto concorso. In più non è stato difficile trovare fotografie che testimoniano il giuramento in polizia del ragazzo.
“Era estremamente presente quando c’erano iniziative politiche, ma non ha mai legati personalmente con nessuno. Mai una serata insieme, una birra, una cena, molto strano per uno studente universitario fuori sede” spiega Granato. “Quando abbiamo digitato il suo nome e cognome e la sua data di nascita su Google si è aperto un mondo”.
Facile dunque trovare prove che confermassero il suo vero lavoro, l’agente di polizia. Su alcuni contatti social era numerosa la presenza di altre persone, anch’esse facente parti delle forze dell’ordine.
Avrebbe dunque mentito, non sulla sua identità, ma sulla provenienza della sua famiglia. Raccontava infatti di essere figlio di persone umili e che fosse studente a Bari. In realtà era figlio di altri poliziotti.
Del momento che ha fatto saltare la copertura, Giuliano Granato ha raccontato: “Dopo il corteo del 1°maggio, la persona è stata vista per puro caso da un nostro attivista, entrare in un ristorante e fermarsi a parlare per circa 15 minuti con delle persone vestite in giacca e cravatta ad un tavolo. Per noi quello è stato un momento di possibile scambio di informazioni”.
“Quando gli abbiamo detto che non era più gradito, e che non doveva chiedere perché altrimenti avrebbe offeso la nostra e la sua intelligenza, non ha nemmeno provato a chiedere spiegazioni, non ha fornito scuse o finto di non capire. Semplicemente ci ha augurato buona giornata ed è andato via”.
Una vicenda che desta tanti sospetti, soprattutto sulla sicurezza democratica dei partiti in Italia e che, ci si augura, arrivi fino in fondo, facendo uscire fuori tutte le dinamiche sospette e i coinvolti.
Fonte: fanpage.it