“È il figlio che non ho mai avuto”, così una educatrice di una comunità per minori torinese descriveva al marito il ragazzino a lei affidato e con il quale aveva stretto un legame fortissimo e sempre più morboso che si sarebbe spinto fino al rapporto sessuale. È quanto emerso dal processo in corso a carico della donna, una 38enne piemontese che ora deve rispondere del pesantissimo reato di violenza sessuale su minore. I fatti contestati alla donna risalgono al periodo tra il 2016 e il 2017 quando la trentottenne era dipendente di una comunità per minori e si stava occupando di un ragazzino di 13 anni con problemi. Come ricostruito dall’accusa, la donna aveva stretto un rapporto profondo con l’adolescente che però col passare del tempo era andato molto oltre non solo il rapporto professionale a anche quello che poteva essere un normale affetto tra educatrice e allievo.
Secondo l’accusa, la donna avrebbe avviato una vera e propria relazione con il giovanissimo ospite del struttura torinese in cui lei lavorava lasciandosi andare infine ad atti sessuali sul minore. Un rapporto andato avanti per lungi mesi durante i quali il marito della 38ene si era anche insospettito chiedendole chiarimenti su quel suo attaccamento al ragazzino. Da qui la spiegazione della donna che aveva descritta il ragazzino come “il figlio che non ho mai avuto”. Un comportamento che però l’uomo criticava aspramente con parole dure. “Sei il parcheggio degli adolescenti” è ad esempio è una delle frasi captate dagli investigatori durante le indagini e letta oggi in aula in occasione della testimonianza dell’uomo al processo che è ripreso al Tribunale di Torino
La relazione tra educatrice e minore sarebbe andata avanti per mesi senza che venisse a galla. Soltanto nel febbraio 2018 infatti il ragazzo ha rivelato quel rapporto clandestino parlando con un altro educatore facendo scattare così la segnalazione del stessa comunità che ha dato i via alle indagini degli inquirenti. I successivi accertarmi investigativi hanno portato alla luce chat esplicite tra l’imputata e l’adolescente confermando il rapporto.
fonte: Fanpage