Scritte razziste sul muro di casa, Mamma adottiva: «E’ tutta colpa di Salvini»
Il messaggio è chiaro, anche se chi l’ha realizzato ha sbagliato sia la parola in milanese sia la svastica, disegnata al contrario. Dettagli che potrebbero persino aiutare gli investigatori a individuare l’autore della scritta «Ammazza al negar» vergata con un pennarello indelebile nell’androne del palazzo di Melegnano dove vive Dandio Bakary (foto sotto), il 21enne senegalese diventato bersaglio di un razzista che già la scorsa settimana si era scagliato contro i suoi genitori adottivi.
La nuova invettiva è apparsa nella notte tra domenica e lunedì nello stesso punto di muro che era stato coperto con una mano di vernice fresca. Pochi giorni prima aveva scritto: «Italiani pagate per questi negri di m», riferendosi ai coniugi Paolo Pozzi e Angela Bedoni, colpevoli di aver adottato nel 2018 il ragazzo africano che cinque anni fa è arrivato in Italia con lo status di profugo e che oggi è perfettamente integrato nel Comune dell’hinterland milanese, dove sono in molti a conoscerlo per le sue qualità di mezzofondista. Una coppia già segnata da un terribile lutto la notte di Natale 2004. La loro figlia Lucia, 17 anni appena, stava passeggiando sul marciapiede con le amiche quando venne travolta da un suv guidato da un 32enne risultato ubriaco. Angela Bedoni è molto scossa dalla vicenda, e punta il dito contro la politica: «Quello che sta accadendo in tanti casi oggi in Italia è amplificato anche da politici come Salvini».
«Questo episodio è il primo del genere nella vita di mio figlio, ma forse perché il clima di oggi non è il clima che si respirava tre anni fa. Il problema è che l’immigrazione non è un problema», ha aggiunto la donna. «Bakary era un po’ scosso lunedì mattina ha raccontato suo marito Paolo ma adesso è tranquillo e ha ripreso la vita di sempre. Abbiamo avvertito ancora una volta i carabinieri. L’impressione è che la persona si sia sentita galvanizzata dall’esposizione mediatica e sia tornato a colpire per avere ancora più visibilità. Questa volta non più con insulti razzisti, ma con una minaccia diretta». (Leggo)