Scatta l’allarme: «Ci restano solo 20 anni per salvare il pianeta»
«Sono 7 i milioni di persone che ogni anno moriranno, nei prossimi 20 anni, per conseguenza del cambiamento climatico e dell’inquinamento atmosferico. Le stime sono dell’Organizzazione mondiale della sanità». Lo ha spiegato Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di Sanità (Iss), presentando alla stampa il primo Simposio internazionale Health and Climate Change che si apre oggi a Roma e continuerà fino al 5 dicembre, con l’obiettivo di realizzare la prima Carta internazionale su clima e salute. «Non abbiamo più tempo – continua Ricciardi – ci restano solo due generazioni, poi i nostri figli e i nostri nipoti corrono il rischio di non poter stare all’aria aperta».
Delle 7 milioni di morti stimate dall’Oms ogni anno per i prossimi 20 anni, 250 mila saranno direttamente legate al clima. «E soltanto nel nostro Paese – dice Ricciardi – già oggi il 12% dei bambini ospedalizzati vengono ricoverati proprio per problemi respiratori legati all’inquinamento. E abbiamo la certezza che tutto questo, senza interventi decisi, peggiorerà».
Le previsioni dell’Iss sono legate a una serie di fenomeni in atto, spiega Ricciardi: «come il riscaldamento globale, che porta a un aumento della temperatura con tutte le conseguenze che ne derivano. Si pensi che dei 16 anni più caldi mai avuti dal 1880, quando si è cominciato a misurare la temperatura, 15 si sono concentrati dal 2000 in poi. Ovvero si è avuta un’accelerazione che, di fatto, sta già portando migliaia di persone a morire». E questo per diversi motivi. In primo luogo, ha precisato il numero uno dell’Iss, per «le ondate di calore che colpiscono l’apparato cardiocircolatorio delle persone fragili. Per esempio, l’ondata di calore che abbiamo avuto nel 2003 provocò da sola 70 mila morti. Poi ci sono le conseguenze indirette: il caldo influisce sul ritorno delle zanzare. Ciò significa la possibilità di contrarre, anche in Italia, malattie che prima si contraevano solo nei Paesi tropicali, come la Chikungunya o anche, teoricamente, la Dengue o la malaria».
Fonte: Leggo