Salvatore Sannino: “L’omicidio di Martina Carbonaro è la sconfitta del pensiero, il fallimento della scuola“

29 Maggio 2025 - 12:28

Salvatore Sannino: “L’omicidio di Martina Carbonaro è la sconfitta del pensiero, il fallimento della scuola“

Identità sospese…
L’assassinio di Martina Carbonaro ad Afragola non è solo un episodio assurdo, crudele e vile. E’ la sconfitta del pensiero, il fallimento della scuola, la cancellazione della famiglia. E’ il trionfo della sopraffazione, del dominio dell’uomo sulla donna, del forte sul debole che non è mai SOLO violenza.
“L’esempio è un gran maestro”, mi è sempre stato detto. Oggi quale esempio diamo a chi è più giovane?
Spesso le famiglie sono distratte. Guardano altrove. Ragazzi che rincasano a notte fonda, grondanti alcol, trovano, se li trovano, genitori che dormono, che non li guardano negli occhi per capire la serata come è passata. Genitori che non ascoltano i figli mentre parlano, assorti a seguire i social, che scrivono gli auguri per il compleanno su fb, dimenticando di dare un bacio la mattina. Sono figli che ricevono troppi SI e nessun NO, con genitori che, per colmare le mancanze accumulate, scaricano una rabbia esagerata sull’insegnante che ha messo un brutto voto, invece di sedersi con il ragazzo per capire ragioni e motivi di un insuccesso.
Sono giovani che non trovano, poi, nella scuola IL riferimento necessario. Insegnanti sfiduciati o sfaticati, mal pagati e maltrattati, da alunni e genitori, e guidati da Dirigenti che tal volta esercitano un sopruso, invece di guidare il corpo docente. E senza scuola non si cresce. Non si apprende la nozione, ma neanche l’educazione. Senza scuola manca quella mano che spinge, con dolcezza, il ragazzo a lasciare l’alveo familiare per iniziare il percorso della vita. Senza scuola manca la cultura. E la cultura è tutto! E’ il mezzo che consente di capire e scegliere tra cosa è bene e cosa è male, che ti consente di esercitare una critica, di formulare una proposta, di ribellarti ad un’ingiustizia, di sostenere un bisogno credendo nel merito.
E così il giovane si immerge nella vita. Esce e non trova riferimenti, esempi. Crescendo in realtà degradate, brutte, senza verde, senza una biblioteca, senza un luogo per coltivare un talento, una passione, un impegno. Bombardato da social che mietono odio, rancore, disaffezione, con notizie errate, false, disorientanti. Senza una proposta, senza una soluzione né una prospettiva.
E’ sempre questo ragazzo che cresce senza leggere un quotidiano, guardando una TV dove si aggrediscono l’un l’altro ed anche qui altro odio, dove tutti sono brutti, sporchi, cattivi e corrotti. Dove vince il puro di turno, costruito da una stampa assoldata.
Quel giovane cresce accompagnato da un fondo di disperazione, quando dovrebbe essere il periodo della speranza, della gioia, dell’assoluta certezza in un futuro migliore ed inclusivo. Cosa ci si aspetta poi?
Ritorniamo a dare esempi, presenza, certezza di regole, speranza in un futuro. Ma questo non devono farlo i giovani. Devono essere gli adulti a creare le condizioni di una società accogliente e giusta. Senza false speranze, fornendo mezzi culturali che consentano a chi è giovane di affrontare il percorso della vita. E’ semplice? Certo che no. Ma è l’unica strada, e forse, chissà, ci troveremo qualche ragazza in meno uccisa e qualche ragazzo in più libero.