Riccardo, campione di nuoto affetto da autismo:«Sono vivo grazie allo sport»

11 Dicembre 2019 - 11:36

Riccardo, campione di nuoto affetto da autismo:«Sono vivo grazie allo sport»

Riccardo, campione nazionale di nuoto affetto da autismo:«Sono vivo grazie allo sport»

Sedici anni, una grande passione per la piscina e lo sport, e quattro ori vinti alle nazionali di nuoto pinnato per Atleti Diversamente Abili. La storia di Riccardo, campione romano affetto da autismo, è fatta di tenacia, coraggio e perseveranza.

La sua vita è migliorata grazie all’amore per lo sport, così come le relazioni con il mondo esterno al suo, dalla famiglia ai compagni di classe. “L’importante è che stia bene lui, che si senta soddisfatto e realizzato. Senza mai forzarlo a ottenere risultati che per lui non sono importanti.

Quello che manca a questi ragazzi è l’agonismo, il gareggiare per vincere. Loro fanno il vero sport, quello che ti fa dire ‘se vince un altro sono contento lo stesso'”. Queste le parole dei genitori di Riccardo, che hanno iniziato a seguirlo in quest’avventura sin da quando era un bambino. Il suo incontro con il nuoto pinnato è nato quando aveva solo nove anni e frequentava i campi del progetto Aita, onlus che fornisce un supporto a bambini e ragazzi affetti da disturbi del neurosviluppo.

La storia di Riccardo, 16enne affetto da autismo campione di nuoto

“Lo sport lo aiuta ad autoregolarsi, lo autodisciplina e lo rende più tranquillo – racconta la madre di Riccardo a Fanpage.it – Lo aiuta più di qualsiasi altra terapia”.

Riccardo si allena sia da solo sia con altri ragazzi: ognuno di loro ha disabilità fisiche oppure è affetto da autismo, proprio come lui. Il regalo più grande fatto da questo sport? L’aver appreso lo spirito di sacrificio, quell’assunzione di responsabilità che solo le discipline sportive riescono a trasmettere: non si tratta di una cosa facile, ma di un traguardo che il 16enne ha ottenuto con tanti anni di sacrifici.

Aiutato ovviamente dalla famiglia, che lo ha sempre supportato nella grande passione della sua vita. “Riccardo e i suoi compagni di squadra si sostengono e si consolano a vicenda – racconta il padre del 16enne – Quando lui è arrivato quarto a una gara, ed era felicissimo, il suo amico affetto da nanismo lo ha abbracciato, come a dire ‘bravo lo stesso’. Sono scene che ti aprono il cuore”.

(Fanpage)