Seggi chiusi. Scrutini in corso. I risultati arrivano in tempo reale. Ma il dato decisivo è già definitivo. L’affluenza si ferma al 30,6%. Troppo bassa. Il quorum non c’è. I referendum non passano.
Toscana al top con il 39%. Emilia-Romagna segue con il 38%. In fondo, il Trentino-Alto Adige con appena il 22,7%. Le differenze territoriali sono forti. Ma nessuna Regione riesce a colmare il divario.
I referendum su cittadinanza e lavoro falliscono. Come previsto. Senza il quorum, tutto decade. Nessun quesito diventa legge. Nessuna norma viene abrogata. Tutto resta com’era. Jobs Act, appalti, cittadinanza: tutto intatto.
Il risultato era già chiaro ieri sera. Alle 23, solo il 22,7% aveva votato. Già alle 12 si era visto: 7,4%. Poi, alle 19, appena 16%. Dati troppo bassi. Impossibile risalire.
Il referendum abrogativo segue regole rigide. L’articolo 75 della Costituzione lo dice chiaramente. Serve la maggioranza assoluta degli aventi diritto. Almeno il 50% più uno. Senza questa soglia, il voto non vale.
Per questo, il punto non è Sì o No. Il punto è quanti votano. Non basta vincere. Serve che voti la metà degli elettori. Altrimenti, tutto è nullo. Anche una vittoria non conta.
I sondaggi lo avevano previsto. Nessuna sorpresa. Le stime parlavano del 32-36%. Qualcuno sperava nel 38%. Ma sempre troppo lontano dal traguardo. Oggi, i numeri confermano tutto. Referendum cancellati dal disinteresse.
Infine, la strategia dell’astensione ha funzionato. I partiti di maggioranza l’avevano chiesta. Meloni ha rafforzato il messaggio. È andata al seggio, ma non ha votato. Così, il suo nome è scomparso dal conteggio.
Fonte: Fanpage
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